mortal_tides_light_in_light_outMORTAL TIDES – Light In / Light Out
(Wild Sound, 2016)*

Vent’anni ancora da compiere, ma già un background musicale e un piglio da artisti adulti: sono i Mortal Tides, da Cambridge, nuova ma già luminosa realtà folk-rock che, dopo aver preso confidenza con l’attività dal vivo in seguito a un primo Ep nel 2013 (“Break Of Blue”), si affaccia per la prima volta a un lavoro sulla lunga distanza.

Quello che immediatamente colpisce delle dodici tracce di “Light In / Light Out” è l’approccio maturo del quartetto inglese, unito a una definizione stilistica che, pur non molto distante dalla riscoperta folk attualmente in auge, non appare affatto appiattita sui paradigmi indie-folk più edulcorati. Anzi, i Mortal Tides non tardano a palesare un profilo robusto e velato di sensazioni antiche, veicolate dal sorprendente timbro rauco del cantante Noah Bevington e da riferimenti indirizzati piuttosto verso il classico folk-rock d’oltreoceano. A ciò va aggiunta la peculiarità della composizione strumentale della band, che a chitarra e ritmiche accosta violino, pianoforte e contrabbasso, suggerendo già nelle premesse del lavoro la sua dimensione bandistico-orchestrale, al tempo stesso raffinata ma carica di pathos popolare.

“Light In / Light Out” non delude tali premesse, offrendo, dopo una breve “Intro” pianistica, una sequenza di undici brani scorrevoli e dai colori vividissimi, che spaziano da vere e proprie “rock ballad” appena ingentilite dal lirismo di armonie ariose e da inserti di fiddle che ne palesano le ascendenze folk (“I Grow Cold”, “Houses & Drums”). L’impressionante fluidità di scrittura e composizione dei quattro teenager di Cambridge va di pari passo con una costruzione incrementale dei brani, che spesso crescono lentamente, fino a liberare una certa tensione emotiva in aperture orchestrali o impetuosi crescendo di chitarra e ritmiche (“No Midas”, “Cruellest Kind”, “Naiad II”).

Se tali strutture compositive suggeriscono analogie con le esperienze di band quali My Latest Novel e Low Anthem, sono soprattutto le atmosfere rarefatte e le cosanti comparse, nelle soluzioni di arrangiamento, del profilo orchestrale dei Mortal Tides a definirne in maniera più precisa la personalità artistica, espressa al meglio in ballate sommesse ma vibranti quali “Myriad”, “Spires” e la conclusiva “Winter To Spring”, tra gli episodi più ispirati di un lavoro che comunque non presenta momenti di stanca né segue schemi ricorrenti.

Anzi, “Light In / Light Out” si candida a rappresentare, al tempo presente e per il folk-rock britannico, quello che ormai oltre un decennio addietro hanno significato per l’affermazione del linguaggio indie-folk negli Stati Uniti band quali Okkervil River e Decemberists, che nei giovanissimi Mortal Tides potrebbero aver finalmente trovato non solo degni eredi ma interpreti capaci di svilupparne credibilmente i linguaggi secondo soluzioni talora inusuali. Non lasciateveli sfuggire!

*disco della settimana dal 18 al 24 gennaio 2016

http://mortaltides.tiddlyspace.com/

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