absenceVV.AA. – Absence
(Flaming Pines, 2016)

Non vi alcunché di esotico nell’interesse recentemente destato dalla scena musicale sperimentale di un Paese, l’Iran, abitualmente estraneo ai principali circuiti indipendenti internazionali. La peculiarità dell’ambiente artistico iraniano non risiede soltanto nella sua collocazione geografica, ma anche e soprattutto nel contesto socio-politico dal quale è inevitabilmente influenzato, come spiega Siavash Amini nel breve scritto che accompagna “Absence”, una raccolta che offre un spaccato di una scena affermatasi tra le più interessanti per le sperimentazioni ambient-drone.

Tra i dodici artisti che partecipano alla raccolta, ve ne sono alcuni che già hanno travalicato i confini del proprio Paesi, pubblicando su importanti etichette specializzate lavori che hanno imposto con pieno merito loro e la loro scena all’attenzione degli appassionati del settore. Oltre allo stesso Siavash Amini, che apre la raccolta con granulosa ambience di “Fading Shadows Of Dusk” e ai vari Arash Akbari, Tegh e Umchunga, con le loro maestose sublimazioni di stratiformi vortici distorsivi, i settanta ricchissimi minuti di “Absence” costituiscono l’occasione per la scoperta di nuovi nomi provenienti dal fervido ambiente creativo iraniano, operanti in territori tra loro più o meno affini, che spaziano dalle vibrazioni sintetiche dei brani di Bescolour e Sote all’inquietudine magmatica del pezzo di Idlefon.

Meritano poi una particolare menzione i brani di Pouya Pour Amin e di Shaahin Saba Dipole, che si segnalano rispettivamente per la complessità degli incastri tra spesse stratificazioni di rumore e per la gradualità di evoluzione di un decompresso naturalismo ambientale; ulteriori firme che meritano di essere scoperte, in calce a un’intrigante cartolina sonora da Teheran.

http://www.flamingpines.com/

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