western_skies_motel_settlersWESTERN SKIES MOTEL – Settlers
(Lost Tribe Sound, 2016)*

Una linea immaginaria lega René Gonzàlez Schelbeck ai grandi spazi aridi dell’America profonda: al terzo lavoro in dodici mesi sotto l’alias Western Skies Motel, il chitarrista danese torna a esercitare a suo modo l’arte del fingerpicking, dopo la parentesi ambientale del più recente “Buried And Resurfaced”.

Nelle dieci tracce di “Settlers” tornano a manifestarsi le placide filigrane acustiche del debutto “Prism”, che nell’occasione diventano funzionali alla creazione di atmosfere ovattate e riflessive, senza con ciò rinunciare agli aspetti dinamici e a un romanticismo che induce a riscontrare nelle corde pizzicate da Schelbeck soltanto un diverso strumento per l’espressione di un coinvolgente minimalismo neoclassico.

Con tocco estremamente lieve, l’artista danese disegna filigrane di estatica malinconia (“Falling Leaves”, “As The Flames Rose”), progressioni gentili (“Garden”, “Whirl”) e sospensioni prolungate, nei cui interstizi tornano ad affacciarsi (in particolar modo in “Whelm”, ma anche lungo gli oltre otto minuti della conclusiva “After A Storm”) texture organiche più o meno sature, in un ideale bilanciamento delle due anime fin qui palesate nei suoi dischi. Tale ultima attitudine trova conferma nelle sei tracce di “Generations”, Ep accluso a “Settlers” che ne prolunga l’itinerario d’ascolto di una ventina di minuti improntati a un misticismo ovattato, che ne diluisce ulteriormente le armonie atmosferiche, arricchendole al contempo dei tratti di una rapita ascesi acustica.

Ancora una volta, l’approccio di Gonzàlez Schelbeck è tutt’altro che virtuosistico né tanto meno rimanda ai cliché della “americana”, gettando piuttosto, con naturalezza e vivide doti suggestive, un ponte tra folk, neoclassicismo e ambience notturna, in vagheggiamento straordinariamente poetico del deserto come condizione dell’anima.

*disco della settimana dal 18 al 24 aprile 2016

https://www.facebook.com/pages/Western-Skies-Motel/

3 commenti Aggiungi il tuo

  1. Antonio M. ha detto:

    gran bel disco, come del resto la maggior parte degli album da te recensiti, questo ha un certo fascino per le sue sonorità cupe e lo stile circolare del picking, me lo hanno spedito oggi spero arrivi al più presto.

  2. rraff ha detto:

    felicissimo dei riscontri, davvero uno dei dischi più affascinanti ascoltati quest’anno

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