LAWRENCE ENGLISH – Approaching Nothing
(Baskaru, 2016)
Non della sola costruzione di cattedrali di suono attraverso il trattamento elettronico di drone è fatta l’arte di Lawrence English, ma di una ricerca a tutto tondo degli aspetti percettivi di un universo di impulsi auditivi originati da fonti concrete e catturati in maniera più o meno accidentale.
Si tratta, per certi versi, dell’altra faccia della medaglia degli artifici manipolativi che popolavano l’ultima prova sulla lunga distanza dell’artista australiano, il sontuoso “Wilderness Of Mirrors” (2014). In “Approaching Nothing” è infatti fedelmente rispecchiato un microcosmo sonoro catturato da English sull’isola croata di Vela Luka, dove English si è messo sulle tracce di un analogo esperimento condotto da Luc Ferrari negli anni ’70.
Il risultato di tale “raccolta sul campo” è una traccia unica dalla durata di mezz’ora, nella quale rintocchi di campane e voci umane scandiscono i passaggi di un lungo piano sequenza, nel quale compare un ventaglio di vibrazioni post-industriali, minuti detriti sonori e persino gli echi degli ottoni di una banda in lontananza.
Tutto ciò definisce l’”ascolto relazionale” che proietta la fruizione dell’opera direttamente sul luogo in cui è stata realizzata, del quale non è fornita una descrizione filtrata dall’orecchio dell’artista ma ne è lasciata libera la percezione, trascendendo l’essenza stessa del soundscaping ambientale.
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