AGNES OBEL – Citizen Of Glass
(PIAS, 2016)
Ad Agnes Obel sono stati sufficienti due album (“Philharmonics“, 2010, e “Aventine“, 2013) per trasformarsi da timida e talentuosa “donna al piano” a interprete dalla fama diffusa ben oltre i soli circuiti indipendenti. In occasione del suo terzo lavoro, l’artista danese non si è però accontentata di replicare la combinazione tra formazione classica e lirismo cantautorale, prefiggendosi invece l’ambizioso obiettivo di andare oltre quella formula di successo.
Pur senza stravolgere le proprie coordinate di riferimento, in “Citizen Of Glass” la Obel pone infatti l’accento sui contenuti atmosferici e sulle dinamiche di brani che non sono più solo ballate per pianoforte e arrangiamenti d’archi. Lo si comprende fin dalle sospensioni della dimessa apertura “Stretch Your Eyes”, così come dalle oblique volute degli archi del singolo “Familiar”, mentre allo spettrale camerismo dello strumentale “Red Virgin Soil” e della title track.
I cardini espressivi dei lavori precedenti, comprese alcune lievi torsioni vocali, si ritrovano così filtrati da dinamiche compositive di intricato minimalismo e da toni solo in apparenza più asettici, dimostrando come, per coniugare fascino interpretativo e propensioni di ricerca sonora, Agnes Obel non abbia più bisogno di barocchismi orchestrali né di artifici di registrazione, ma dispieghi le proprie doti evocative con austera essenzialità, sfaccettata e trasparente come un cristallo.
(pubblicato su Rockerilla n. 434, ottobre 2016)