LOSCIL – Monument Builders
(Kranky, 2016)
Questa volta non sono i fenomeni atmosferici o gli spazi naturali della sua Vancouver ad aver ispirato il nuovo lavoro di Scott Morgan, bensì i ben più circoscritti spazi domestici ed eventi che riguardano la sfera personale e familiare dell’artista canadese, che celebra i quindici anni di attività sotto l’alias Loscil. Non per questo “Monument Builders” è lavoro tale da ricondurre al solipsismo il linguaggio ambient-dub abitualmente arioso di Morgan, che nell’occasione riporta soltanto i caratteri di loop, modulazioni e spinte dinamiche, e il loro stesso processo di creazione, a una dimensione al tempo stesso interna e interiore.
La genesi delle sette dense tracce che formano il lavoro ha dunque risentito in maniera significativa dei luoghi e dei momenti nei quali hanno preso forma, tanto dal punto di vista del contenuto sonoro quanto delle sensazioni evocate. Sotto il primo profilo, le liquide correnti ambientali di Morgan sono granulose e screziate come non mai, poiché in quasi tutti i brani sono contenuti filtraggi di suoni e rumori casalinghi, mentre sotto il secondo il lavoro lascia trasparire una certa inquietudine, variamente tradotta in frequenze distorte (“Red Tide”, “Straw Dogs”) o in pulsanti progressioni sintetiche (“Anthropocene”).
In tale contesto, che sfiora a tratti impressioni claustrofobiche, non manca comunque il tocco che da sempre contraddistingue i dischi di Morgan, riscontrabile da un lato nel romanticismo malinconico incarnato dal corno francese che compare in quattro tracce e dall’altro nei battiti sfumati che cadenzano in particolare la title track e “Deceiver”, riducendo i caratteri più dub della musica di Loscil a fremiti dagli ovattati contorni notturni. Gli stessi che nella conclusiva “Weeds” si trasformano in vocalizzi impalpabili, al tempo stesso sognanti e spettrali, che tornano a dischiudere alla luce e all’aria aperta l’ambience entropica di “Monument Buliders”.