loscil_sea_islandLOSCIL – Sea Island
(Kranky, 2014)*

La connessione della musica ambient con il paesaggio acquista, nel caso di Scott Morgan, un significato più profondo della mera suggestione naturalistica; piuttosto che una semplice operazione di soundscaping, quella condotta dall’artista canadese appare una metodica mappatura sonora della sua Vancouver e delle zone circostanti. Alle umide sensazioni metereologiche di “Endless Falls”, alle asperità ghiacciate dell’entroterra di “coast/range/arc” e al più complessivo rapporto tra natura e urbanizzazione dell’ultimo “Sketches From New Brighton”, segue ora un altro lavoro dalla precisa indicazione geografica: “Sea Island” è infatti la zona insulare prospiciente alla città di Vancouver, sulla quale sorge l’aeroporto internazionale e come tale strettamente collegata al suo nucleo urbano, non solo per esserne separata da un ristrettissimo braccio d’acqua.

Come in precedenza, ricorre dunque il tema della convivenza tra uomo e natura, in questo caso affrontato non in astratto ma con riferimento a luoghi e circostanze ben precise, rispecchiate nella lunga narrazione di “Sea Island” da un impianto sonoro articolato come i caratteri del paesaggio, che si discosta in buona misura dalle recenti tentazioni di Morgan per una dimensione elettronica che in “Sketches From New Brighton” aveva addirittura lambito territori prossimi alla minimal techno.

Benché l’interesse di Morgan per gli aspetti ritmici della sua tavolozza ambientale non sia affatto svanito, nelle undici tracce di “Sea Level” torna a manifestarsi in filigrana sotto forma di pulsazioni di distante matrice dub. Le premesse del lavoro sono infatti sostanzialmente altre, a cominciare dalla sua combinazione strumentale, nella quale compaiono inserti acustici e vocali. “Sea Level” è infatti frutto della condivisione creativa da parte di Morgan oltre che con gli abituali collaboratori Josh Lindstrom e Jason Zumpano, con la vocalist Ashley Pitre, il pianista Kelly Wyse (Pollens) e la violinista Elaine Reynolds (Fieldhead).

Se l’incipit “Ahull”, con i suoi sciabordii sintetici irregolari, pare muovere da premesse affini a quelle del cerebrale predecessore, le stesse risonanze di vibrafono che ne ricamano l’intero corso cominciano a dischiudere orizzonti sonori parzialmente diversi. Le tappe successive del lavoro confermano tale impostazione, con le parti ritmiche sempre più sfumate e la pluralità di gradi di saturazione elettronica a fare da semplici punti di snodo di composizioni che si inoltrano gradualmente in una purezza ambientale tremula, emozionale e tempestata di fragili inserti acustici. Il pianoforte spettrale di “In Threes”, “Angle Of Loll” ed “En Masse”, i vocalizzi riecheggianti di “Bleeding Ink”, le morbide risonanze di “Holding Pattern” e l’ipnotica traslitterazione cameristica della sinfonia ambientale “Sea Island Murders” sono solo alcune delle tante sfaccettature di un lavoro denso e palpitante, che restituisce Morgan a una dimensione al tempo stesso comunicativa e di ricerca.

È agevole riconoscere la sua firma nella granulosa materia sonora di “Iona” (quasi una post-fazione di “Endless Falls”), così come nel sotterraneo dub di “Sturgeon Bank” e nella consistenza gassosa nella quale si sviluppa l’intero “Sea Island”. Quello racchiuso nei suoi oltre settanta minuti è un viaggio sonoro e mentale, maestoso eppure estremamente fruibile, che costituisce al tempo stesso una conferma e un’evoluzione della personalità di un compositore ambientale tra i più sensibili, che interpreta la propria arte come geografia auditiva legata alle continue trasformazioni dell’elemento naturale, parte sostanziale delle sue creazioni.

*disco della settimana dal 17 al 23 novembre 2014

http://www.loscil.ca/

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