KIASMOS – Kiasmos
(Erased Tapes, 2014)
Per chi ha seguito le orme di Ólafur Arnalds dagli esordi in odor di post-rock al consolidamento di una dimensione di neoclassicismo pianistico semplice e diretto non suona nuovo l’interesse dell’apprezzato compositore islandese per l’elettronica più estroversa e pulsante, quella dominata dai synth e rivolta senza troppe remore ai dancefloor. Addirittura in numerose esibizioni dal vivo Arnalds si faceva accompagnare da un dj, che improvvisamente ne interrompeva le riflessive melodie al pianoforte con esuberanti bassi technoidi.
Tale propensione, che già da qualche anno lo ha visto intraprendere il progetto Kiasmos insieme a Janus Rasmussen dei Bloodgroup, trova ora prima manifestazione discografica in un organico lavoro sulla lunga distanza. Nelle otto tracce dell’omonimo debutto del duo, la fusione fredda tra l’electro-pop di Rasmussen e il minimalismo di Arnalds dà luogo a una materia sonora inevitabilmente dominata da synth e drum machine (con i quali peraltro lo stesso Arnalds si diletta), alla quale tuttavia il contributo di note e sensibilità del giovane compositore non appare semplicemente accessorio.
Prova ne sono in particolare brani come “Held” e “Dragged”, che conseguono una convivenza sorprendentemente equilibrata tra linguaggi sonori molto distanti tra loro. Nella maggior parte del lavoro, comunque, le componenti sintetiche prendono con decisione il sopravvento, temperate più da modalità compositive ragionate che non dalla compresenza di diversi elementi. Solo nei due brani conclusivi, il duo si orienta senza mezze misure alla discoteca, lasciandosi prendere un po’ troppo la mano da un divertissement rimasto fino a quel momento entro la sfera di un’idm più adatta ad ascolti statici che a manifestazioni fisiche scatenate, nelle quali Arnalds continua a non apparire del tutto a proprio agio.