andrea_belfi_alveareANDREA BELFI – Alveare 
(IIKKI, 2017)

Il secondo capitolo della serie di edizioni in vinile che associano contenuto sonoro e visuale proposte dall’etichetta francese IIKKI presenta una forte matrice italiana. Non solo è protagonista Andrea Belfi, insieme al fotografo tedesco Matthias Heiderich, ma il punto di partenza delle esplorazioni sonore e visuali condotte in parallelo dai due è rappresentato da esperienze architettoniche che hanno trovato manifestazione nel nostro Paese nel periodo successivo alla seconda guerra mondiale, quando la ricerca di forme architettoniche futuribili ha segnato di sé porzioni significative del tessuto urbano e, di conseguenza, la concreta esistenza delle persone.

“Alveare” rimanda fin dal titolo alle enormi costruzioni di edilizia popolare, costituite da una miriade di unità abitative conglomerate appunto come in un alveare, che hanno rappresentato paradigmi al tempo stesso di una pretesa modernità e di una spersonalizzazione degli individui destinati a risiedervi. Gli esempi citati e rappresentati nella parte visuale dell’opera sono quelli di Corviale a Roma e del quadrilatero Rozzol Melara a Trieste; quelle pareti di cemento, ingrigite dal tempo e dallo straniamento umano, sono state rappresentate dai due artisti, adoperando ciascuno il linguaggio che gli è proprio, in una sequenza di istantanee che ne rispecchiano tanto l’ambiziosa idea concettuale che vi era alla base quanto la rapida decadenza fisica e sociale.

Per quanto attiene agli aspetti sonori dell’opera, Belfi li condensa in brani visionari, che scandiscono il vuoto degli spazi e il pieno delle pesanti strutture architettoniche che li delimitano, lavorando gli impulsi segmentati delle sue percussioni e le loro risonanze ambientali in una galleria sonora surreale, nella quale lo spazio delimitato di “Vano” si manifesta in un imponente “Grigio”, mentre gli echi claustrofobici di “Statico” e “Abito” sfociano nelle allucinate vibrazioni di “Passo”.

Alla desemantizzazione del paesaggio che unisce le esperienze architettoniche che hanno ispirato “Alveare”, corrisponde così in piena coerenza quella del suono, che nel corso delle sue cinque tracce viene plasmato quale materia viva e pulsante, fino a farne divenire le vibrazioni e gli echi, testimonianza (im)materiale di alienazione post-umana.

http://www.andreabelfi.com/

Un commento Aggiungi il tuo

  1. SoWhat ha detto:

    descrizione perfetta

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