A LILAC DECLINE – The Mountain Rages
(Rusted Rail, 2017)*
Oltre a essere l’anagramma del suo nome, A Lilac Decline è l’alter-ego solista di Cecilia Danell, cantautrice di origine svedese ma residente da una decina d’anni in Irlanda, dove ha trovato la sua nuova patria artistica, collaborando tra gli altri con i Cubs e con Keith Wallace in Loner Deluxe.
Quelle esperienze, legate al sotterraneo circolo “out-folk” costituitosi intorno all’etichetta Rusted Rail, hanno gradualmente formato il profilo artistico della Danell, sostanzialmente legato al folk, ma declinato secondo una varietà di sfumature, di volta in volta sognanti, polverose e talora sottilmente sperimentali.
Tutti questi elementi ricorrono nelle dieci canzoni che formano il suo debutto solista “The Mountain Rages”, scritto in pressoché totale isolamento creativo tra una casa sperduta tra i boschi norvegesi e la sua residenza irlandese e registrato appunto in maniera casalinga, con un solo microfono e una strumentazione volutamente improvvisata, tra strumenti di seconda mano e addirittura suoni di theremin ricavati online ed emessi da casse di non grande qualità.
La disadorna estetica in bassa fedeltà, amplificata dal fatto che l’unico supporto fisico nel quale l’album è al momento disponibile sia la cassetta, alimenta da un lato la sensazione di intima immediatezza sottostante ai brani della Danell, mentre dall’altro rispecchia appieno il contesto di ispirazione dei brani e la stessa iconografia silvestre alla quale fanno esplicito riferimento. In “The Mountain Rages” l’artista svedese traccia infatti una sorta di passeggiata tra i boschi, nel corso della quale racconta di paesaggi incontaminati, pennellati dalla sua voce evocativa e da una varietà di note acustiche e semplici soluzioni d’arrangiamento, che rinverdiscono la magia di un folk incantato, che oscilla tra un misticismo vagamente psych e la ricerca di soluzioni più sperimentali.
Quest’ultimo è il caso, in particolare, dell’acida torsione elettrica che suggella la title track, mentre per il resto il lavoro si attesa in prevalenza sui binari di un folk delicato e sognante, anche se pur sempre velato di un’aura sottilmente inquieta. Brani come “Sparrow/Sorrow”, “A Fine Day At Last”, “Red Gold Is Gone” e “Campfire In The Snow” sono comunque piccoli gioielli di un folk senza tempo, che respira l’aria pura e frizzante di un inverno tra boschi innevati, che non manca di presentare i suoi aspetti gioiosi (le rilucenti vibrazioni acustiche di “Winter Wanderer”) accanto a quelli lievemente più tenebrosi (“Galaxies Away”, “Theremin Song”).
Naturalismo folk, bassa fedeltà e immediatezza di approccio fanno di “The Mountain Rages” un debutto affascinante, femmineo, polveroso e lunare tanto da ricordare, per certi versi, quello di Autumn Shade, ma dotato di una storia realizzativa e di una personalità tutta propria di Cecilia Danell, a tutti gli effetti nuova visionaria musa folk dalla classe cristallina.
*disco della settimana dal 27 marzo al 2 aprile 2017