ANDREW SHERWELL – Orthodox Tales
(Whitelabrecs, 2018)
Poco ortodosso, a dispetto del titolo del suo album di debutto, è l’approccio del londinese Andrew Sherwell alla creazione di paesaggi sonori elettro-acustici, sospesi nel tempo indefinito dell’immaginazione. “Orthodox Tales” ne raccoglie sei dense cartoline, raffiguranti torbide correnti ambientali e ancor più fosche partiture da camera.
Le memorie “hauntologiche” di vecchie samples incontrano composizioni delle movenze spettrali, evocando scenari profondamente inquieti e riflessivi, che riecheggiano al contempo la ricerca di frammenti sonori dimenticati di Leyland Kirby e le ottundenti sinfonie di Svarte Greiner. La generale concisione dei brani ne allevia appena la pesantezza delle atmosfere, senza tuttavia depotenziarne le suggestioni cinematiche, idealmente complementari alle sgranate immagini in bianco e nero di pellicole mitteleuropee d’annata.