Non poteva trovare migliore collocazione di una serie di produzioni dalle coordinate geografiche come l’ideale mappamondo di suoni disegnato dall’etichetta francese Eilean, il nuovo lavoro del duo di Francesco Dillon e Riccardo Dillon Wanke, che proprio i concetti di distanza e di spaesamento creativo ha eletto a propria cifra creativa. Per la realizzazione di “Acre”, i due musicisti hanno tratto le mosse da field recordings raccolti in India, Bolivia e Messico, intorno ai quali hanno costruito un microcosmo improvvisato di suoni concreti, vibrazioni di corde di violoncello più o meno trattate, chitarre, tastiere e synth.
Ne sono risultate sei tracce di istintive concatenazioni di suoni, spesso sviluppate per contrasti e dissonanze, che creano ambientazioni distopiche, di complessità disagevole per qualche palato come l’aspra sensazione richiamata dal titolo del lavoro, che attraversano tempi e spazi nella stessa misura in cui trascendono linguaggi sonori classici e sperimentali, all’insegna di un’ibridazione dettata dal puro istinto.