MEDARD FISCHER – Lucky You
(Hidden Shoal, 2018)
Quando sembra che nella creazione di musica ambientale sia il processo a prendere il sopravvento, ci si imbatte in un album come “Lucky You”, il primo pubblicato a proprio nome da Medard Fischer (Arc Lab). È vero che, reduce da una difficile transizione personale, l’artista australiano abbia inteso impiegare modalità generative per la creazione delle otto tracce che formano l’album, ma è vero anche che quella modalità è stata da lui prima innescata e dunque modellata come in un vero e proprio puzzle sonoro.
Controllando accuratamente la deliberata accidentalità di base dell’output del processo attraverso una rudimentale strumentazione elettronica, Fischer ne ha amplificato le risonanze in loop e stratificazioni che spaziano da retaggi spettrali a decompressioni di soffice contemplazione, in una declinazione evocativa e tutt’altro che cerebrale della ricerca di sequenze ambientali che si rinnovano senza soluzione di continuità.