VV.AA. – The Quietened Mechanisms
(A Year In The Country, 2018)
La terza raccolta annuale dell’ormai nutrita serie A Year In The Country torna da un lato alle esplorazioni degli artisti che vi gravitano intorno nei meandri più nascosti e abbandonati della countryside britannica, dall’altro non smentisce le visionarie derive sci-fi affacciatesi in particolare in alcune delle ultime uscite. L’itinerario descritto in “The Quietened Mechanisms” si estende per ben diciotto istantanee sonore, nel corso delle quali degli ambienti rurali vengono offerti ancora una volta scenari ben diversi da quelli da cartolina.
A raccontarli, provvedono gli stessi brevi testi associati a ciascuna delle tracce, che ne localizzano i riferimenti come in una sorta di minuziosa mappatura del territorio e delle storie che reca con sé, spesso sotto forma di costruzioni e manufatti industriali abbandonati e, come tali, restituiti alla natura del paesaggio. Le suggestioni spettrali che emanano dai luoghi così raccontati trovano riscontro in meccaniche sonore spesso intricate, che del folk offrono una declinazione niente affatto riconoscibile come tale, almeno in superficie.
Tra le oblique ambientazioni di The Heartwood Institute (progetto estremamente interessante) e il soundscaping bucolico di Vic Mars, tra le voci sepolte di Embertides e i liquidi impulsi cosmici di Pulselovers e Sproatly Smith, la raccolta offre un nuovo spaccato di un immaginario creativo condiviso da un cenacolo di artisti sempre più ampio, inesauribile come gli spunti narrativi, sonori ed emozionali che possono scaturire da ogni singolo miglio quadrato della periferia post-industriale britannica.