9T ANTIOPE – Grimace
(Eilean, 2019)
Dei quattro lavori finora pubblicati dal duo formato da Nima Aghiani e da Sara Bigdeli Shamloo, ai quali si aggiunge la recente collaborazione con Siavash Amini (“Harmistice”, 2019), “Grimace” è, almeno in superficie, quello più accessibile. Quanto meno, con i suoi appena ventiquattro minuti, si tratta di quello più conciso, ma soprattutto di quello che valorizza al meglio l’espressività interpretativa della metà femminile del duo iraniano.
Possono infatti a pieno titolo definirsi “canzoni” le cinque che formano la scaletta di “Grimace”, per quanto dotata di una solennità obliqua non dissimile da quella dell’intensissimo “Isthmus” (2017), invece molto più lunghe e articolate. Non meno inquieta ed evocativa è tuttavia la formula così conseguita dal duo, che consegue una perfetta integrazione tra il calore teatrale delle interpretazioni di Sara Bigdeli Shamloo e le composizioni di Nima Aghiani, nell’occasione estremamente discrete e minimali. A fare la differenza, oltre a una vena melodica pronunciata ma non del tutto sorprendente, sono infatti soprattutto le ambientazioni sonore plasmate da Aghiani, che pur senza rinunciare a minuti detriti e rumori di fondo si riducono ad avvolgenti sibili atmosferici, come quelli a contorno delle declamazioni di “Dry Run”, o assumono la forma di scheletriche partiture per archi (“In Hiatus”), che solo per brevi tratti si elevano in aperture solenni (“Down The Rabbit Hole”) o in vibrazioni esplicitamente distorte (“An End On Itself”).
In filigrana all’estensione armonica delle cantate di “Grimace” continua tuttavia a cogliersi intatta l’inquietudine post-moderna propria delle proposte artistiche recanti la sigla 9T Antiope, che coniugano linguaggi provenienti da tempi e luoghi distanti, riassunte dalla comunanza della loro natura umana, mai come in questo caso così evidente e immediata.