ANDY AQUARIUS
Chapel
(Hush Hush, 2021)*
Pur essendo alla prima opera pubblicata a proprio nome, Andy Aquarius ha accumulato un’ampia esperienza in qualità di polistrumentista attivo in diversi progetti dell’underground berlinese, che spaziavano dal synth-pop al folk sperimentale, dalla psichedelia all’ambient music e alle colonne sonore.
Il suo debutto “Chapel” è invece questione molto più essenziale e circoscritta, a cominciare dalla strumentazione, che praticamente si esaurisce in un’arpa da lui stesso costruita. Sono le scandite vibrazioni delle sue corde a guidare tutti i sei brani che formano il lavoro, che alle delicate filigrane acustiche associano le interpretazioni vocali dell’artista di stanza a Berlino. Ad eccezione dello strumentale “High On An Astral Horse”, tutti gli altri brani assumono infatti la forma di cantate evocative, come ammantate da una patina di misticismo che sfugge a coordinate temporali e spaziali, delineando un ideale filo conduttore tra armonie di grazia rinascimentale e compassate dinamiche che rimandano alle tradizioni orientali e persino africane.
Sullo sfondo dell’intimismo d’autore di Aquarius, permane un’ambience acustica costellata da un caldo picking e da risonanze gentili, in un’unione di canzoni e atmosfera, di orchestrazioni minimali e atmosfere ovattate, che con estrema naturalezza travalica mondi e linguaggi sonori, incantando.
*disco della settimana dal 15 al 21 novembre 2021