SOUND AWAKENER & LINEAR BELLS – Belonging To The Infinity
(Soft Recordings, 2015)
Due visioni ambientali distanti nello spazio ma unite dal loro carattere eterodosso rispetto alle stesse definizioni di volta in volta loro attribuite (dall’elettro-acustica al neoclassicismo, fino al noise) si incontrano per una collaborazione che è tutto fuorché una mera sommatoria di esperienze. Del resto non poteva essere altrimenti, data la fisionomia artistica dei due protagonisti, ovvero la vietnamita Nguyễn Hồng Nhung (Sound Awakener) e il francese David Teboul (Linear Bells, Kissy Suzuki), che tramite la sua etichetta Soft Recordings ha il merito di proiettare il progetto della collega su una dimensione ufficiale più ampia rispetto al piccolo culto da blog al quale era stato finora circoscritto, per ovvie ragioni produttive e di distribuzione.
Al di là del mezzo, il merito principale risiede comunque nel contenuto degli oltre quaranta minuti di “Belonging To The Infinity”, ripartiti in sei tracce sfuggenti a un’individuazione di contenuto univoca e testimonianti l’ampiezza del territorio di ricerca dei due artisti, di fatto finalizzata alla creazione di una dimensione sonora aliena ed estremamente composita. Così, le sospensioni granulose dell’iniziale “Drifting Together” cedono il passo alle oniriche vibrazioni di archi obliqui di “I’m Anything I’m Everything”, mentre alle persistenze cullanti e austere di “Lullaby” e “Luna” si avvicendano alle pulsazioni imprevedibilmente marcate di “The Invention Of Wire-Wrapped Strings”.
Gli oltre dieci minuti di vaporose modulazioni ambientali della conclusiva “Post Modern Structuralism” appaiono dunque quasi un provocatorio suggerimento definitorio di una materia sonora frutto di un continuo processo di ibridazione e rimescolamento di linguaggi, che unisce composizione e metodo generativo, elettronica e strumenti acustici, ricavandone frequenze inesplorate, proiettate verso l’infinito.
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