ATTILIO NOVELLINO – Through Glass
(Valeot, 2012)
Materia apparentemente inerte ma in realtà viva e plasmabile fino ad assumere un’infinita varietà di forme e colori, il vetro è al tempo stesso l’oggetto di osservazione e il filtro utilizzato dal sensibile occhio del soundartist catanzarese Attilio Novellino per cogliere l’ispirazione del primo album sotto il proprio nome di battesimo, dopo il brillante esordio con l’alias Un Vortice Di Bassa Pressione.
Da allora non è solo la denominazione ad essere mutata, ma anche lo spessore e la stessa dimensione artistica di Novellino, che nel frattempo ha intessuto numerosi contatti e collaborazioni che lo hanno prima condotto a incontri quali quelli con Enrico Coniglio e Alessio Ballerini e adesso a veder pubblicato il suo nuovo lavoro da parte dell’etichetta austriaca Valeot, facente capo all’ottimo Alexandr Vatagin (Tupolev, port-royal).
L’ampliamento degli orizzonti dell’artista calabrese coincide con un significativo ispessimento delle sue tessiture sonore, che tendono ora a discostarsi dalle modulazioni evanescenti e romantiche dell’esordio per indirizzarsi verso saturazioni luminose e avviluppanti correnti droniche.
Gli oltre cinquanta minuti di “Through Glass” corteggiano in più punti il rumore, attraverso layers sovrapposti e vibrazioni tremule, che definiscono l’incessante vitalità di un magma sonoro denso e ipnotico, disegnando visioni cosmiche e innalzando maestose cattedrali heckeriane.
Eppure, proprio il vibrante flusso di drone, sciabordii e ripetute propulsioni che percorre i dieci brani del lavoro riesce a descrivere i contorni di un immaginario compositivo che non ricerca più il facile impatto emotivo, bensì lo costruisce gradualmente attraverso una costellazione di iterazioni e riverberi. Ne risultano paesaggi sonori di grande suggestione, quali quelle delle flessuose spire ambientali che avvolgono “Sirens” o le cullanti carezze della parte conclusiva di “After You’ve Had A Life”.
Se infatti in “Through Glass” le texture di Novellino si sono fatte più austere, nei loro tratti permane una profonda vocazione nostalgica e cinematica, che ne erode l’imponente solennità, facendo emergere toccanti contenuti armonici da coltri di rumore sintetico, modellato con un tocco tale da far spiccare la sensibilità dell’artista calabrese tra quelle dei tanti altri operanti nel medesimo ambito.
(pubblicato su ondarock.it)
http://unvorticedibassapressione.com/
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