PORYA HATAMI – Shallow
(Tench, 2014)
Riprende le proprie pubblicazioni dopo un intervallo durato oltre un anno la piccola Tench, sussidiaria di Words On Music guidata da Marc Ostermeier e dedicata alla musica ambient.
“Shallow” propone un ulteriore tassello nelle esplorazioni elettronico-naturalistiche di Porya Hatami, artista iraniano che nel volgere di un paio d’anni e numerose esperienze artistiche solitarie e collaborative (ad esempio con Darren Harper e Lee Anthony Norris) si è rapidamente costruito una significativa credibilità internazionale.
Le tre lunghe tracce che formano il lavoro si collocano in equilibrio sul crinale tra field recordings, frammenti acustici ed elaborazione elettronica, il tutto riassunto in un’omogenea grana sonora, nella quale i primi due elementi non sono semplicemente accessori a modulazioni ambientali ma si fondono in un impressionismo paesaggistico in continua ricombinazione. Gli oltre ventun minuti dell’iniziale “Fen” sono perfetto esempio di tale metodo compositivo, muovendo da una densa saturazione che scolora via via lasciando spazio a istantanee naturalistiche e luminose schegge acustiche. Su quest’ultima falsariga muovono le restanti due tracce, “After The Rain” e “White Forest”, che insieme completano la descrizione di un universo avvolto in limpide atmosfere, percorse da calde note acustiche lentamente stillate.
Ne risulta un microcosmo incontaminato – affine per tema ed elementi a “Below Sea Level” di Simon Scott – del quale Hatami coglie il fragile equilibrio in ogni stilla di linfa, in ogni goccia di umidità, tradotte in note acustiche minimali aleggianti su vapori di ovattata soavità.