julius_way_seedsJULIUS WAY  – Seeds
(Self Released, 2014)

Da qualche anno a questa parte, Brighton è diventata la culla di una vivace scena indie-folk che ha prodotto l’esperienza aperta del Willkommen Collective, ma anche band quali Galleons e The Self Help Group, capaci di rivitalizzare la tradizione folk inglese con una ricca tavolozza di soluzioni sonore e interpretative.

A Brighton, opera tuttavia anche una band dal registro delicato e dal più dimesso profilo espressivo, tale da farla passare pressoché inosservata nonostante sia attiva da quasi un decennio nel corso del quale ha già realizzato una manciata di album ed Ep, in prevalenza distribuiti in rete in download a offerta libera. Forse proprio per questo capita solo adesso di accorgersi dei Julius Way guidati da Matthew Adams, che in effetti non molto hanno da condividere con le vivaci proposte indie-folk, rispetto alle quali prediligono piuttosto il fragile minimalismo di un formato cameristico che alla chitarra e alla voce soffusa di Adams affianca il pianoforte e il violoncello.

Tutto si muove con cadenze e gesti di aggraziata lentezza nelle undici tracce di “Seeds”, non a caso tradotte in una serie di rappresentazioni di danza in un esperimento di associazione visuale pubblicato dallo stesso Adams su youtube. Le canzoni di “Seeds” si snodano lentamente in una sequenza di carezze sottovoce delineate da trame armoniche estremamente discrete e misurate ma che non per questo rinunciano al calore soffuso veicolato dalle interpretazioni e da accordi acustici che rivelano ascendenze di un folk umbratile ma vivo e pulsante (“Carried”, “Turns”, “Find You”). Gli intrecci vocali con la brava Bex Baxter aggiungono poi un ulteriore elemento nella musica di Julius Way, che ad esempio in “Gathering” trova coronamento in un contesto raccolto, pervaso da confidenziale eleganza.

È musica dai contorni sfumati quella di Julius Way, ugualmente protesa verso confessioni in penombra di stampo sad-core e verso un (dis)incantato cantautorato da camera (non a caso l’autodefinizione della band è “dreamwalking folk”); è un po’ la versione intima e seppiata della scena di Brighton, città dalla quale continuano a provenire proposte artistiche meritevoli di scoperta, ancorché tardiva come nel caso di Matthew Adams e soci, artefici nell’occasione di un equilibrato affresco di understatement e misuratezza di scrittura e composizione.

http://www.facebook.com/juliusway

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