MUSÉE MÉCANIQUE – From Shores Of Sleep
(Tender Loving Empire / Glitterhouse, 2014)
Nella popolata scena folk di Portland, i Musée Mécanique di Micah Rabwin e Sean Ogilvie occupano un posto particolare, defilato rispetto ai riflettori indie e dotato di una propria poetica, ricca di suggestioni musicali e letterarie. È così anche per il loro secondo album, che giunge a ben cinque anni dall’ottimo debutto “Hold This Ghost”, saggio di delicatezza di scrittura e sensibilità negli arrangiamenti.
“From Shores Of Sleep” riprende quel canovaccio, mantenendo intatta e anzi amplificando la personalità di una declinazione chamber-folk ancor più evidente nelle lievi armonie e nelle soluzioni sonore che ne ammantano le dieci tracce, dense di riferimenti all’epica marinara e a modelli compositivi classici, derivanti dalla formazione artistica di Ogilvie e del suo passato nella band post-rock Tristeza.
Ne risulta un arioso affresco chamber-folk, eseguito da un ensemble nel quale con estrema naturalezza e precisione si avvicendano archi e percussioni, lap steel e tastiere, fiati, organo e tanto altro ancora. Tale materia sonora articolata ma omogenea avvolge le armonie ariose pennellate dai due songwriter di Portland e i loro accenni di una lieve coralità, alimentata anche dai cammei vocali di Alela Diane e Johanna Kunin. Il senso del viaggio e il rollio delle onde del concept narrativo di “From Shores Of Sleep” vengono così tradotti in un’ispirata sequenza di chamber-folk cinematico.
(pubblicato su Rockerilla n. 411, novembre 2014)