leonardo_rosado_adriftLEONARDO ROSADO – Adrift
(Oak Editions, 2014)*

Non è inusuale l’associazione delle modulazioni di elettro-acustica ambientale all’idea della deriva, dell’abbandono dei sensi al puro flusso del suono. Quella condensata dal sound artist di origine portoghese Leonardo Rosado nel suo ultimo lavoro, appunto intitolato “Adrift”, non è una deriva confinata alla sola sfera della suggestione, né tanto meno la traduzione di un dolce naufragio tra flutti cullanti.

Al disco presiede infatti non una semplice declinazione, in chiave riflessiva e ipnotica, di un immaginario di inerzia alla mercé delle onde del destino, ma una più complessa elaborazione concettuale e profondamente umana che prende le mosse dai versi di un breve componimento poetico che descrive significato e contenuto dell’album.
Leggendo i versi di Rosado, si scopre così che la deriva assume un significato persino salvifico, di galleggiamento al di sopra dell’abisso, in posizione tale da poter assorbire il calore del sole e i suoi riflessi dorati sulle onde. Come d’abitudine per lui, nei poco più di cinquanta minuti di “Adrift” Rosado condensa la sua personale traduzione in suono di un percorso emozionale, rispecchiato dagli stessi titoli delle sette tracce, che disegnano una parabola che va dall’abbandono all’abisso e dalla paura di affondare alla risalita in superficie e alla contemplazione degli elementi naturali esterni e sovrastanti alle acque.

Eppure, la fragile emozionalità delle composizioni di “Adrift” non tradisce quasi mai angoscia né richiama visioni tenebrose; le tonalità del lavoro restano invece in prevalenza seppiate e riflessive, in equilibrio tra vaporose modulazioni droniche e delicate stille armoniche. L’essenza cinematica e suggestiva delle composizioni di Rosado risalta comunque in maniera vivida rispetto a quella più strettamente legata a frequenze sature, le cui latenti distorsioni scivolano via come trasportate dalla corrente.

Emblematici risultano in particolare i brani collocati agli estremi della tracklist, con l’iniziale “Descent” a dispensare loop granulosi e rilanci armonici in un’ideale sintesi tra Pan•American e Loscil e la conclusiva “Cleansed” ad attraversare diversi stadi di densità di riverberi e distorsioni. Nel mezzo, ruota un intero universo di placida contemplazione naturalistica (i field recordings oceanici della title track), stranianti visioni di abissi claustrofobici (“Sinking”), luminose correnti ascensionali (“Flatline”) e visioni che ritrovano ampiezza di respiro (“Ground And Sky”) dopo prolungata apnea (“Washed Ashore”).
Quella di “Adrift” è una deriva che prosegue anche al di là della stessa serie di modulazioni e risonanze del disco, che costituisce un’equilibrata sintesi tra elaborazione sperimentale e resa emozionale del linguaggio ambientale, in cattedrali di suono vaporose e avvolgenti.

Il lavoro è pubblicato in un’edizione a tiratura limitata dalla valente etichetta italiana Oak Editions, specializzata nell’associare curati aspetti visuali a uno stimolante percorso di soundscaping ambientale.

*disco della settimana dal 22 al 28 dicembre 2014

http://subterminal.tumblr.com/
http://oak-editions.com/

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