jefre_cantu_ledesma_a_year_with_13_moonsJEFRE CANTU-LEDESMA – A Year With 13 Moons
(Mexican Summer, 2015)*

Non è la musica a creare sensazioni accessorie al vissuto di luoghi, fotografie o immagini cinematografiche, ma è essa stessa funzione della condizione emotiva, dello stato d’animo individuale nella relazione con l’esterno, che si tratti di un paesaggio o della visione di un film.
È questa l’inversione di piani concettuali alla base di “A Year With 13 Moons”, album il cui titolo Jefre Cantu-Ledesma ha tratto dalla pellicola di Rainer Werner Fassbinder ma non per questo ha inteso impostare come una sorta di colonna sonora alternativa. Come racconta lo stesso chitarrista californiano, fondatore degli indimenticati Tarentel, le sedici tracce raccolte nel suo nuovo lavoro rappresentano la sua esperienza personale di vita nel momento in cui ha visto quel film, un momento che lo aveva visto ritornare negli Stati Uniti, dopo un anno e mezzo trascorso in Germania, in seguito alla fine di una relazione sentimentale.

Quel senso di abbandono, il tumulto emozionale e il confronto con la nuova realtà pratica ad esso conseguente, ricorrono in maniera plastica nelle sedici tracce di “A Year With 13 Moons”, un lavoro organico come Cantu-Ledesma non ne pubblicava da quasi cinque anni (“Love Is A Stream”, 2010) e ben diverso, nel formato e nel contenuto, dal binomio “Songs Of Forgiveness”-“Songs Of Remembrance” pubblicato su cassetta lo scorso anno.
A differenza delle fosche elaborazioni droniche alle quali Cantu-Ledesma aveva abituato negli ultimi anni, si tratta di un lavoro luminoso, coinvolgente, persino “pop” (in un’accezione ovviamente da rapportare alla sua produzione recente), realizzato con l’impiego di chitarre distorte, synth modulari, registratori a bobina e vari effetti e dinamiche ritmiche che, insieme, danno luogo a una materia sonora mai così fittamente popolata di riverberi shoegaze, trasfigurati in una post-moderna sintesi di rumore e melodia.

Si percepiscono quasi i fremiti del cuore nella galleria di brevi schegge della quale si compone l’album, pur aperto dallo struggente monolite di oltre otto minuti di “The Last Time I Saw Your Face”, innalzato a un ricordo da cristallizzare (o distruggere) attraverso laceranti sferzate di feedback. Ricordi ed emozioni permeano titoli e contenuti di gran parte del lavoro, dai riverberi purpurei di “Love After Love” e “Agate Beach” alle sensazioni stagionali di “Early Autumn” e “At The End Of Spring”, dalle vaporose persistenze hauntologiche di “Remembering” alle cascate di feedback in loop travolgenti di “Pale Flower”, che lasciano senza fiato ben oltre i suoi due minuti di durata.

Quella di “A Year With 13 Moons” è una sublimazione del ricordo che ha semplicemente mutuato una fonte esterna a emblema di una tempesta interiore; è una catarsi attraverso il suono manifestatasi in un lavoro che rappresenta quanto di più sfolgorante ed emotivamente coinvolgente la sperimentazione drone(-gaze) possa generare.

*disco della settimana dal 9 al 15 febbraio 2015


http://www.shiningskull.org/

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