DAG ROSENQVIST – The Forest Diaries
(Eilean, 2015)
Potrebbe apparire sorprendente per chi ha seguito i primi passi di Dag Rosenqvist successivi all’abbandono dell’alias Jasper TX, improntati a un rumorismo denso e apocalittico, ritrovare l’artista svedese sotto le compunte sembianze di un pianista che destina le proprie composizioni alla danza.
Si tratta, in fondo, soltanto di una diversa faccia della stessa medaglia forgiata negli anni da Rosenqvist, che al profilo di sperimentatore dronico ha sovente associato quello di orchestratore di un’ambience soffusa e persino romantica. L’occasione per rispolverare, anzi accentuandolo, quest’ultimo carattere dalla sua personalità artistica è stato il progetto “The Forest Diaries”, un film di mezz’ora di danza nei boschi svedesi realizzato dalla connazionale coreografa Jenny Larsson e accompagnato appunto dalla musica di Rosenqvist.
Le dieci pièce contrassegnate soltanto da un numero progressivo, che costituiscono la parte musicale del progetto, rappresentano l’equilibrata combinazione di note pianistiche e sospensioni nei cui interstizi trovano spazio non soltanto risonanze austere ma anche stratificazioni ambientali più o meno increspate. Così, mentre il brano d’apertura e il frammento di nemmeno due minuti della settima traccia si atteggiano a miniature di quasi solo pianoforte, in più di un passaggio le pièce di Rosenqvist evocano piuttosto istantanee statiche e comunque nondimeno espressive: è il caso delle iterazioni organiche della seconda traccia, delle astrazioni ambientali della sesta e della nona, fino ad arrivare all’unico accenno di granulosità distorta, che permane tuttavia soltanto sullo sfondo dell’ottavo brano, con i suoi otto minuti il più lungo del lavoro.
Al di là delle diverse cornici nelle quali Rosenqvist inscrive di volta in volta le proprie composizioni, l’essenza di “The Forest Diaries” resta quella di un minimalismo pianistico intenso e per nulla banale, che trova il suo naturale esito nel brano che conclude il lavoro con filigrane armoniche mai così fluide e cristalline. Che si tratti o meno di un nuovo giro di boa nel percorso artistico di Rosenqvist, quella di “The Forest Diaries” è un’esperienza tanto particolare quanto riuscita, che nella quiete dei boschi ha definito un equilibrio tra ombre e serenità, tra stasi e movimento, incarnato alla perfezione dalle eleganti movenze della danza.