0 – Umarete Wa Mita Keredo
(Flau, 2015)
Per il nuovo album del suo minimale ensemble 0, improntato a una delicata ambience acustica, Sylvain Chauveau ha tratto spunto da una pellicola del cinema muto giapponese, interamente sonorizzata in occasione di una proiezione tenutasi in Francia due anni fa, ai tempi della pubblicazione del precedente “Soñando”.
I novanta minuti risultanti da quell’operazione di accostamento di un suono attuale a immagini antiche sono stati ridotti a meno della metà, in coerenza con il metodo di lavoro per sottrazione dell’artista francese, per essere rifusi in “Umarete Wa Mita Keredo”, lavoro che della sua genesi mantiene una spiccata matrice concettuale e i riferimenti culturali costituiti dalla grazia minimali con la quale sono stati confezionati i quattordici brevi brani che formano l’album.
Ampliatosi in quartetto, con l’ingresso in formazione del flauto di Jùlia Gàllego, il quartetto sviluppa attraverso una scarna strumentazione interamente acustica (il vibrafono di Chauveau e le due chitarre di Stéphane Garin e Joël Merah) paesaggi sonori di delicatezza impressionistica, ispirati alla tradizione musicale giapponese ma anche alle composizioni di Morton Feldman.
I brani risultanti, tutti contraddistinti da una singola parola giapponese, sono appunto il frutto della combinazione di filigrane acustiche, giustapposte secondo l’equilibrio fragile e prezioso dell’ikebana. Placidi accordi chitarristici scorrono con serafica lentezza lungo tutto il corso lavoro, puntellati da risonanze cristalline e dai giocosi impulsi bucolici del flauto, pennellando delicati acquerelli di un’ambience acustica incantata, atemporale, dolcemente ipnotica.