KRISTINA PULEJKOVA/GLEN JOHNSON – My Heart Has Run Out Of Breath
(Second Language, 2016)
Quello appena cominciato sarà un anno chiave per Glen Johnson, il ventesimo anniversario della nascita della sua creatura Piano Magic. Poiché l’indole dell’artista non è affatto incline alle autocelebrazioni, sarà un anno molto attivo, che oltre a una serie di ristampe in vinile di vecchi dischi e l’annunciata pubblicazione di un nuovo lavoro che segnerà la conclusione di un’esperienza ricchissima di mutamenti di stili e collaboratori.
Tanto per non smentire tali caratteri, che ne hanno accompagnato l’intero percorso artistico anche al di fuori di Piano Magic, il 2016 di Glen Johnson si apre con un’uscita del tutto peculiare, per l’idea ad essa sottostante e per le sue concrete modalità realizzative.
Accreditata congiuntamente a Johnson e all’artista visuale macedone Kristina Pulejkova, le cui immagini ne accompagnano il suono, “My Heart Has Run Out Of Breath” è uno straniante viaggio tra scienza ed emozione, raccontato attraverso una varietà di voci narranti e di linguaggi. Cinque diverse lingue (inglese, turco, macedone, tedesco e italiano) si avvicendano infatti lungo le dodici tappe del viaggio intorno al cuore condotto dall’inedito duo, aggiungendo narrazioni sussurrate o declamate, piuttosto che effettivamente cantate, al composito circuito di pulsazioni e stratificazioni sintetiche che costituisce la principale essenza dei brani.
Nelle brevi tracce di “My Heart Has Run Out Of Breath” si fondono gli approcci interdisciplinari di entrambi i protagonisti principali dell’opera: da un lato l’interesse “scientifico” della Pulejkova alla costruzione di complessi sistemi visivi, anche attraverso la rielaborazione e destrutturazione di immagini altrui, dall’altro quello di Johnson alla meccanica delle emozioni, tradotto in un’elettronica in apparenza “fredda” eppure palpitante di emozione. La stessa sostanziale identità tematica del titolo rimanda, infatti, all’Ep “Open Cast Heart” (2005) e in particolare al brano “This Heart Machinery”, non a caso elevato a identificare una recente raccolta retrospettiva di Piano Magic. Non è tuttavia solo la distanza temporale a percepirsi nelle “stanze” del nuovo lavoro, frutto di un’impostazione meno ostentatamente “algida” ma di fatto più cerebrale che in passato, conseguita attraverso una sostanziale scarnificazione armonica che va di pari passo con le segmentazioni di ritmiche spezzate, austere, eppure sinuose come nel recente debutto di Tullia Benedicta, che non a caso collabora in maniera significativa al lavoro anche prestando la propria voce al brano “Heart Six”.
Pulsazioni sintetiche dalle marziali cadenze wave e un’ambience spettrale si mescolano in varie ricombinazioni in quasi tutti i brani del lavoro, suggerendo atmosfere di pathos che paiono voler rendere emblematica l’insondabilità delle complesse dinamiche del cuore a qualsiasi macchina, a qualsiasi approccio scientifico. In tale quadro, gli unici spiragli luminosi sono rappresentati dalle delicate frequenze acustiche di “Heart Seven” e dai caldi arpeggi di spanish guitar che si affacciano nella conclusiva “Heart Twelve”.
“My Heart Has Run Out Of Breath” è opera composita, straniante, post-moderna nella concezione e nella realizzazione, che da un’idea di base decisamente “arty” e da mezzi espressivi in apparenza inerti trae codici e frequenze per un allucinato e al tempo stesso lucidissimo viaggio intorno al cuore.