MACHINEFABRIEK – Dwaal/Wold
(Dauw, 2016)
Due lunghe tracce per descrivere la complessità del mondo sonoro di Rutger Zuydervelt; l’arduo compito di fungere da ideale riassunto del linguaggio sperimentale del prolificissimo artista olandese può essere in qualche misura adempiuto dai due brani da circa diciotto minuti ciascuno che occupano le facciate della cassetta che da entrambi prende appunto il titolo.
In “Dwaal/Wold”, Zuydervelt esplora nuovamente il crinale tra musica d’ambiente e rumore, presentandone l’ambivalenza liminale in quelle che possono considerarsi le due facce complementari della stessa medaglia. La prima, “Dwaal”, muove da frequenze impalpabili, come una marea sonora liquida che via via si ingrossa, fino a trovare, dopo il primo terzo della traccia, consistenza granulosa in saturazioni distorte, a loro volta lavorate in progressiva dissolvenza. “Wold” dispensa invece il profilo più sognante dell’ambience di Machinefabriek, in una lunga sequenza di loop e morbide risonanze, che avvolgono in un caldo abbraccio di decompressioni armoniche dalla suadente matrice cinematica.
Più di due dei tanti aspetti della composita personalità artistica di Zuydervelt convivono dunque in “Dwaal/Wold”, accompagnando un viaggio di andata e ritorno nel suo microcosmo di sperimentazione ambient-drone.