MACHINEFABRIEK – Stillness Soundtracks
(Glacial Movements, 2014)
Quale etichetta poteva essere più adatta della romana Glacial Movements a pubblicare le colonne sonore di immagini girate in Groenlandia e in Antartide? Tale naturale collocazione hanno trovato le composizioni realizzate da Rutger Zuydervelt per la connazionale regista Esther Kokmeijer, che appunto in quei luoghi agli estremi del globo aveva raccolto una serie di documenti visuali, presentati piuttosto che in forma di vero e proprio documentario in quella di una rappresentazione attraverso l’apporto oggettivo della macchina da presa di contesti naturali di bellezza sublime e sottilmente inquietante.
Anche la sonorizzazione di quelle immagini si atteggia in maniera ben più particolare di una semplice soundtrack, nonché secondo registri più vari rispetto a quell’immaginario ibernato che, se continua a costituire matrice concettuale comune delle pubblicazioni dell’etichetta curata da Alessandro Tedeschi, non stupisce ormai più per l’eterogeneità delle sue rappresentazioni in un catalogo sempre più ricco e plurale.
Di quel catalogo “Stillness Soundtracks” costituisce dunque un nuovo, affascinante tassello, che non espunge il contenuto suggestivo evocato con forza dai paesaggi visivi né depotenzia le recenti propensioni del prolifico artista olandese per le componenti sintetiche e ritmiche della sua declinazione ambient-drone. Mentre il primo ricorre plasticamente nei due interludi strumentali intitolati “(Chinstrap)” (il primo dei quali, collocato in apertura, denota persino un certo romanticismo), le seconde affiorano come iceberg da flutti apparentemente statici, smuovendo con sensibili vibrazioni “Stillness #1 (The FRAM, Greenland)” e avvolgendo in spirali sature “Stillness #3 (The Protector, Antarctica)”.
Come il ghiaccio perenne nasconde al suo interno la vita, anzi è vita esso stesso, così la declinazione della quiete e del silenzio da parte di Zuydervelt è tutt’altro che immota, bensì gravita intorno a frequenze ed echi modulati, che costruiscono via via una sorta di inedito camerismo ambientale, costituito da rade note risuonanti e sospensioni eteree. La sinfonia di quasi dodici minuti “Stillness #4 (Yalour Islands, Antarctica)” e la conclusiva “Stillness #5 (Lemair Channel, Antarctica)” sublimano così l’essenza sinestetica di suono e immagini in un paesaggismo ambientale affascinante e avventuroso. “Stillness Soundtracks” trascende tanto la mera descrizione naturale quanto gli asettici concettualismi del cupo isolamento polare, attestandosi così tra le opere più ispirate e coinvolgenti firmate Machinefabriek; un nuovo prezioso tassello di esplorazioni glaciali dagli orizzonti sconfinati come quelli delle calotte polari.