ANTHÉNE – Permanence
(Cathedral Transmissions, 2016)
A margine del duo North Atlantic Drift, Brad Deschamps prosegue il suo itinerario solista attraverso spazi sonori dalle atmosfere avvolgenti in Anthéne, confezionando in “Permanence” una piccola tavola degli elementi del microcosmo da lui realizzato attraverso modulazioni chitarristiche e stratificazioni di synth.
Nei sette brani del lavoro, ricorrono appunto i diversi risultati, conseguiti dall’artista canadese attraverso l’associazione di tali elementi a una serie di samples ambientali, corrispondenti ad altrettanti sensazioni suggerite dagli stessi titoli dei brani. Così, mentre “Flux” ed “Open Air”, con i loro loop che fondono drone e texture sintetiche rispecchiano egregiamente stati della materia fluidi e gassosi, la lunga title track (oltre dodici minuti) è tutta incentrata sull’iterazione “hauntologica” di singoli impulsi sonori espansi fino a conseguire uno stato di latente ipnosi.
Non mancano, tuttavia, passaggi dalla grana chitarristica pronunciata (“Disquiet”, “Small Victories”), dai quali riaffiora la componente più rumorosa della pratica sperimentale di Deschamps, pur adesso diluita e depotenziata in risuonanti suggestioni ambientali.