SIN FANG – Spaceland
(Morr Music, 2016)
Se nel quarto disco solista di Sindri Már Sigfússon qualcuno pensasse di trovare ancora tracce del brillante folk orchestrale del collettivo Seabear, o anche del pop indietronico delle origini del suo progetto personale Sin Fang, sbaglierebbe di gran lunga indirizzo.
Come si intuiva già dal precedente “Flowers” (2013), l’artista islandese ha intrapreso una mutazione radicale, che trova compimento nel nuovo “Spaceland”; benché ancora scritte in prevalenza sul pianoforte, le nove tracce del lavoro si rivestono di accenti elettronici tanto pronunciati da poter essere destinate al dancefloor. Un profluvio di ritmiche spezzate, synth scatenati e linee vocali alte e sfocate corre lungo tutto il lavoro, lasciando solo brevi istanti di respiro, essenzialmente nelle avvolgenti linee sintetiche di “Never Let Me Go”, saggio ambient-pop che vede la partecipazione di Sóley, a sua volta già nei Seabear e tra gli ospiti di “Spaceland” accanto a Jónsi, Farao e Jófríður Ákadóttir (Pascal Pinon, Samaris).
Tale platea di collaboratori risulta comunque soltanto funzionale ad arricchire di voci e colori il puzzle electro di “Spaceland”, che reca nel suo stesso titolo l’indicazione di un territorio alieno, che non è certo più l’abituale Islanda vaporosa, sognante e corale, ma un luogo immaginario saturo di opprimenti componenti chimico-sintetiche.
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