DAN MICHAELSON – First Light
(The State51 Conspiracy, 2017) *

Una luce nuova e una pur diafana sfumatura di colore rischiarano la copertina del nuovo album di Dan Michaelson, marcando anche dal punto di vista estetico una certa distanza dal costante bianco e nero dell’ultima trilogia di album con i suoi Costguards (“Blindspot“, “Distance“, “Memory“).

Anche se formalmente aveva già pubblicato un disco a proprio nome nel 2011 (“Sudden Fiction”), “First Light” può infatti considerarsi a tutti gli effetti il primo album solista del cantautore inglese, per modalità di scrittura e di realizzazione. La prima, come spiega il suo titolo, discende dal deliberato esercizio creativo da parte di Michaelson di provare a imprimere in canzoni le sensazioni delle prime luci dell’alba, quelle di un risveglio nel quale il mondo esterno non è ancora a fuoco e quindi in maniera più istintiva sgorgano sensazioni e ricordi. La seconda si collega invece al nuovo incontro di Michaelson con Arnulf Lindner, alias Skeleton Key, oltre dieci anni dopo la sua produzione dell’Ep di Michaelson con gli Absentee, “Donkey Stock” (2005).

La combinazione degli arrangiamenti orchestrali di Lindner con la sensibilità cinematica di Michaelson, di recente impegnato nella composizione di colonne sonore, ha prodotto il romantico impianto orchestrale che sorregge i nove brani di “First Light”. Otto violini, quattro viole, due violoncelli, due contrabbassi e occasionali inserti di trombone impreziosiscono il vellutato crooning del songwriter inglese, che distilla racconti densi di agrodolci memorie sentimentali e di occasioni smarrite, senza tuttavia rimpianti ma anzi, a tratti, filtrate da un inedito sguardo ottimista. Si percepisce, tra le righe dei testi, una matura consapevolezza dell’uomo e dell’artista, amplificata dalla ricchezza e dalla profondità degli arrangiamenti, comunque mai sovrabbondanti, perfetti nell’incorniciare canzoni di intensità ed eleganza semplicemente straordinarie.

Ognuno dei brani rappresenta una storia e un’istantanea emozionale, trasformate con estrema eleganza in classici già senza tempo, che pure spaziano attraverso riferimenti trasversali, dal folk americano a Nick Drake, all’inevitabile Leonard Cohen. Le varie “Old Kisses”, “Careless”, “Sand”, “Don’t Let It Pass” sono tutte gemme di un artigianato cantautorale ormai raro, sapientemente cesellate da Dan Michaelson col fondamentale contributo di Arnulf Lindner e racchiuse in un album dal fascino suadente e tenebroso, che coniuga raffinatezza e pathos, ragione e sentimento, in canzoni e arrangiamenti dal coinvolgente equilibrio.

*disco della settimana dal 4 al 10 dicembre 2017

http://www.danmichaelsonandthecoastguards.co.uk/

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