ALASKAN TAPES – You Were Always An Island
(Fluid Audio, 2018)
In un’ideale linea di continuità concettuale con il disco dello scorso anno “In Distance We’re Losing“, è nuovamente il tema romantico per eccellenza della separazione – che sia fisica o sentimentale – a costituire la traccia creativa per il nuovo lavoro di Brady Kendall sotto l’alias Alaskan Tapes.
“You Were Always An Island” rimanda fin dal titolo a un’affine temperie emotiva, fedelmente declinata in nove brani guidati da note di pianoforte le cui risonanze sono espanse e filtrate attraverso sognanti languori atmosferici. Immergersi nella musica dell’artista canadese è, ancora una volta, come imbarcarsi in una placida traversata di poco più di mezz’ora tra i cullanti flutti di un immaginario oceano di dolce malinconia, pennellato al tempo stesso da fragili filigrane armoniche e tiepide brezze ambientali.
Sempre più distante dalle sue ascendenze post-rock, in “You Were Always An Island” Kendall distende una coltre di soffici riverberi a lenire sensazioni di isolamento e distanza, sublimata da placidi snodi armonici che nei due brani più brevi si aprono persino ai sognanti frammenti vocali della cantante Chantal Ouelette. Accanto a questi ultimi, i contorni rilucenti e gradevolmente sfocati della rinnovata interpretazione ambientale di Alaskan Tapes e il gentile stillare delle note acustiche compongono un itinerario d’ascolto di carezzevoli spunti cinematici e di rara empatia emotiva, al quale abbandonarsi per coprire ogni distanza fisica ed emotiva.