SIAVASH AMINI – Serus
(Room40, 2019)
Da un paio d’anni a questa parte, la tavolozza dronica di Siavash Amini è diventata decisamente più cupa e inquieta rispetto a quella che dispensava riverberi chitarristici quasi romantici ad esempio in “What Wind Whispered To The Trees” (2014). I quattro brani di “Serus” si collocano infatti su una scia coerente rispetto ai recenti “Tar” (2017) e “Foras” (2018), a cominciare dalla traccia tematica ad essi sottostante, avviluppata dalla tenebre di una notte non semplicemente esteriore ma corrispondente a una condizione di turbamento e insonnia, che della notte stessa offre una rappresentazione vigile e pertanto ben diversa da quella ordinaria.
Di questa accezione notturna racconta in particolare “Serus”, sviluppandola in una sequenza dronica dagli incastri tortuosi, enfatizzati dal violino di Nima Aghiani (9T Antiope) nell’iniziale “A Recollection Of The Disappeared” e scandita da pulsazioni elettroniche irregolari nella seguente “Semblance”. La pur destrutturata orchestralità compositiva di Amini trova poi compiuta manifestazione nelle due parti di “All That Remained”, che chiudono il lavoro con aperture cinematiche che ne rendono lievemente meno tormentate le tonalità comunque tenebrose.