TINDERSTICKS
Distractions
(City Slang, 2021)

Non è facile né scontato reinventarsi, deviando dai binari abituali, tanto più per una band con quasi tre decenni di storia sulle spalle, ripartiti in due periodi creativi separati ma sostanzialmente omogenei dal punto di vista espressivo. Potrà infatti sorprendere, eppure è proprio questa la premessa del nuovo lavoro dei Tindersticks, che fin dal periodo immediatamente successivo alla pubblicazione del precedente “No Treasure But Hope” (2019) avevano cominciato a coltivare l’idea di un album nel quale ricombinare le tessere del proprio consolidato puzzle espressivo, aggiungendone in parte di inedite.

Il risultato di questa consapevole operazione è tutto nelle sette, dense tracce di “Distractions”, lavoro che mette in chiaro fin dall’inizio una sensibile divagazione rispetto al romanticismo orchestrale che tante gemme ha disseminato nella nutrita discografia della band di Stuart A. Staples, David Boulter e Neil Fraser. Già il singolo di anticipazione, la cover dei Television Personalities “You’ll Have To Scream Louder”, pur mantenendo fermo l’elegante lirismo nell’arrangiamento sixties e nell’interpretazione di Staples, lo convoglia in una canzone dai contenuti politici mai finora emersi con tale evidenza nella poetica della band (“I have no respect for these people in power / they make the decision from their ivory tower“). Sono poi subito gli undici minuti del monolitico brano di apertura “Man Alone (Can’t Stop The Fadin’)”, con le sue ritmiche ossessive e le atmosfere claustrofobiche che sostengono dolenti frammenti di uno spoken word allucinato, a confermare la collocazione di “Distractions” su un piano radicalmente diverso rispetto ai lavori precedenti.

Non mancano residue tracce di ballate dai toni vellutati (“Lady With The Braid”, “Tue-Moi”), nelle quali si ritrovano gli spunti soul emersi nell’arco più recente della produzione dei Tindersticks; è però tutto ridotto all’osso, opacizzato e come soffocato da un pesante velo, che attraverso gli arrangiamenti conduce il linguaggio della band in una direzione in un certo senso più “sperimentale”, ma soprattutto ben più sofferta e asfittica rispetto al passato anche recente. Del resto, il tempo passa e con sé reca inquietudini che si trasformano, dal punto di vista sia individuale che collettivo, e la matura sensibilità dei Tindersticks ha dimostrato di saperle accogliere e interpretare, in maniera sicuramente meno affascinante e immediata che in altre occasioni, ma con una profondità immutata.

http://www.tindersticks.co.uk/

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