MACHINEFABRIEK – Secret Photographs
(Important, 2012)
Una colonna sonora per immagini statiche, in lenta dissolvenza, costituisce l’ultimo ambizioso cimento dell’instancabile Rutger Zuyderveldt.
Le fotografie sono vecchi scatti del celebre rapinatore degli anni ‘30 Alvin Karpis, pervenute tra le mani del regista Mike Hoolboom, che le ha utilizzate in sequenze ipnotiche, destinandone le transizioni tra colori e sfumature di bianco e nero a creare un pulviscolo visivo sospeso tra sogno e realtà.
In maniera analoga, i tre lunghi brani (un’ora e un quarto di durata totale) destinati alla sonorizzazione dell’opera da parte dell’artista olandese tracciano texture nebbiose la cui essenza è costituita da onde radio e impulsi elettrici in apparenza statici come immagini catturate su una pellicola ma in realtà in graduale mutazione di frequenza.
“Secret Photographs” risulta così una delle opere più piane tra le innumerevoli finora firmate da Machinefabriek, paragonabile forse soltanto a “Daas” e all’altra colonna sonora “Sol Sketches”; dei tre movimenti, il primo e il terzo (oltre venti minuti ciascuno) appaiono flussi uniformi di saturazioni in bianco e nero, in progressiva rarefazione fino agli immoti vapori ambientali della parte conclusiva dell’opera.
Al colore è invece dedicata la sinfonia di trentadue minuti della seconda parte del lavoro, che trae le mosse da rade note pianistiche per inarcarsi poi in propulsioni sintetiche più tenebrose, ma pur sempre dissolte da un sottile soffio ambientale.
Anche al di là del suo aspetto concettuale, “Secret Photographs” è un lavoro che si candida tra i più significativi di Zuyderveldt, ormai di tutta evidenza deciso a incanalare le sue manipolazioni elettroniche nella direzione di vere e proprie sinfonie ambient-drone.