DAKOTA SUITE – An Almost Silent Life
(Glitterhouse, 2012)
Potrà sembrare un’argomentazione applicabile da ogni estimatore ai propri beniamini, ma per Chris Hooson come per pochissimi altri può essere veritiero affermare che i suoi dischi richiedono un approccio del tutto particolare e comunque tutt’altro che circoscritto ai loro aspetti superficiali. Infatti, mai come nel caso dell’artista di Leeds la biografia umana e quella musicale si sono intrecciate, fino quasi a confondersi, essendo la prima premessa sostanziale della seconda e da essa assolutamente indissolubile.
Gli eventi personali e quelli degli affetti più cari sono sempre affiorati nei dischi di Dakota Suite, veicolo prediletto dell’espressione di una sensibilità acuta e dimessa, che nella musica ha trovato parole e atmosfere necessarie per esorcizzare o concretizzare un evento, un sentimento, un ricordo. Spesso si è trattato di sfumature, quelle che separano la placida serenità dai tormenti del vivere quotidiano, tanto che chi si limitasse al solo involucro delle canzoni di Hooson potrebbe trarre frettolose conclusioni circa l’uniforme e irrimediabile spleen sotteso ai suoi dischi. Certo, la sua discrezione non contempla entusiasmi smodati o comunque immediatamente percettibili, tanto che anche un momento di relativa serenità come quello al quale consegue “An Almost Silent Life” trova espressione compunta, timida ed estremamente raffinata. L’album si pone peraltro in diretta continuità con l’intensissimo “Waiting For The Dawn To Crawl Through And Take Away Your Life” (2008), e dunque a chiusura della travagliata parentesi personale e familiare di Hooson, coincisa con l’intercorsa “trilogia” formata da “The End Of Trying”, “The North Green Down” e “The Side Of Her Inexhaustible Heart”.
Nel riprendere il percorso narrativo dal punto in cui si era interrotto, Hooson rimette mano con costanza maggiore alla propria poetica, curando in particolar modo la sua sensibile scrittura, che nelle opere più recenti aveva avuto un ruolo piuttosto marginale. “An Almost Silent Life” è infatti soprattutto un album di canzoni, o piuttosto di istantanee catturate dalla vita del loro autore, che le ha create nell’abituale isolamento, dedicandole ancora una volta alla moglie Johanna.
L’intimo significato delle tredici tracce dell’album trova perfetta corrispondenza nelle ambientazioni prescelte, tutte estremamente essenziali, secondo uno stile che Hooson è andato accentuando negli ultimi anni in seguito a una crescente predilezione per una dimensione solitaria, rispetto a quella di una band intesa in senso convenzionale (peraltro versioni ancora più scarne sono state rese disponibili nella raccolta di demo pubblicata in trecento copie “Accompanying Music From Other Rooms”). Anche in “An Almost Silent Life” non manca il contributo di alcuni fidati amici e collaboratori, ai quali si è aggiunto per l’occasione anche Dag Rosenqvist (Jasper TX, From The Mouth Of The Sun), incaricato di avvolgere alcuni dei brani con la discreta aggiunta di suoni organici e di sintesi. Con l’eccezione delle ritorte orchestrazioni che accompagnano l’incedere deciso e luminoso dell’iniziale “I See Your Tears” e delle sfumature jazzy ricorrenti qua e là nel corso del lavoro, quasi tutte le canzoni sono presentate nella loro forma più essenziale, con il cantato dolcemente confidenziale di Hooson, che pare sussurrato nella penombra, accompagnato quasi solo da lente note di chitarra o pianoforte.
Ancora una volta sono proprio le ballate pianistiche a restituire il senso di autentica commozione sotteso a un’introspezione non certo improntata all’ottimismo (in “If You’ve Never Had To Run Away” la vita è per sempre una “never ending tragedy”) ma consapevole tanto della condizione umana quanto delle scintille di felicità in grado di alleviarla. Su tutte l’amore, appunto, autentico protagonista di questa nuova perla di sentimento in forma di disco, nella figura di colei che – come Hooson stesso amorevolmente precisa nelle note di copertina – continua quotidianamente salvarlo da una vita più desolata e, appunto, silente.