ÁINE O’DWYER – Anything Bright Or Startling?
(Second Language, 2013)
Al culmine di una nutrita serie di collaborazioni (United Bible Studies, The Cloisters, Piano Magic), l’arpista Áine O’Dwyer ha da poco intrapreso un autonomo percorso solista che, a breve distanza dal sotterraneo “Music For Church Cleaners” (2011), la vede adesso aggiungere il suo nome da protagonista nella preziosa collana di pubblicazioni della Second Language.
Del precedente (incentrato in prevalenza su improvvisazioni d’organo), “Anything Bright Or Startling?” condivide un approccio libero nella forma, finalizzato alla rappresentazione di suggestioni istantanee, catturate nel loro stesso continuo divenire.
Strutturato in quattro lunghe pièce, a loro volta suddivise in segmenti, il lavoro vede l’artista irlandese cimentarsi per la prima volta con la propria voce, ulteriore strumento di narrazione di un itinerario tra luce e tenebre, sviluppato da un lato in aggraziate cantate per arpa dal sapore arcano e dallo spiccato senso melodico e in altrettanto gentili interludi strumentali (“Falcon/Egress/Coiled Eyes”), e dall’altro in passaggi di un’ambience misteriosa che aleggia lungo quasi tutto il disco, fino a diventare spettrale attraverso le inquiete evocazioni all’organo di “Albion Awake/Lifeboy”, con i suoi sette minuti il pezzo più breve dell’album, ma anche il più oscuro.
Il viaggio di quarantotto minuti (ai quali si aggiungono i diciotto contenuti nel bonus-disc “Safely Adrift”) accompagnato dalle note e della voce della O’Dwyer conduce così a una dimensione aliena, nella quale i piani di spazio e tempo si dissolvono in una magia lievemente sinistra, tanto radicata nella mitologia britannica quanto sviluppata con un’acuta sensibilità sperimentale contemporanea.
Un altro tassello affascinante – come di consueto anche nella confezione – nel mosaico della Second Language, etichetta dall’estetica artistica sempre più coerente e definita.