robin_saville_public_flowersROBIN SAVILLE – Public Flowers
(Second Language, 2014)

La prima pubblicazione annuale della serie di curatissime edizioni limitate proposte dall’etichetta Second Language vede Robin Saville riprendere il proprio percorso solista parallelo agli Isan, approfondendo così i caratteri più fragili ed emozionali del duo condiviso con Antony Ryan, come già aveva fatto in occasione di “Peasgood Nonsuch” nel 2008.
I nove brani strumentali di “Public Flowers” ammantano le miniature elettro-acustiche di Saville di una spiccata aura di contemplazione bucolica, alimentata non solo dal ricorrente impiego di field recordings naturalistici ma soprattutto dall’armonico dosaggio di stille sonore liquide e brillanti, che tempestano tutto il corso dell’album delineando un’ambience incantata e in continua, graduale trasformazione analogamente ai moti particellari degli elementi atmosferici. Il medesimo equilibrio costituisce peraltro il punto di partenza concettuale del lavoro, il cui stesso titolo rimanda esplicitamente all’ideale irenico di uguaglianza e rispetto della natura contenuto in un’antica novella per bambini.

Il tema è sviluppato da Saville con delicatezza impressionistica, non circoscritta al solo variopinto arsenale di puntiformi sonorità elettro-acustiche come le screziature ritmiche dell’apertura “Bryophite Society Annual Picnic” e di “In Konik Mokkin” potrebbero inizialmente far pensare. Lo scostamento dagli sfaccettati patchwork di Isan appare più evidente via via che procede la tracklist, con le iterazioni di brevi impulsi luminosi che prima assumono le sembianze di incanti vittoriani di precisione vagamente inquietante (“The Long Walk From Sallowes Church”, “Nutmeg Saba Cinnamon”) per poi ridursi all’essenza di note pianistiche sospese su atmosfere sbilenche nell’interludio ripartito in due brevi parti “Hilary And Dave’s Piano”.

Oltre a sparsi frammenti acustici chiaramente riconoscibili, è la parte conclusiva del lavoro ad aprirsi con decisione a vagheggiamenti della countryside sempre più sfumati e romantici, ancorché costellati da pennellate dell’abituale tavolozza di Saville, che lungo gli oltre otto minuti di “All Who Are Not On The Rock Are In The Sea” e soprattutto nella toccante conclusione “A Fail All Girl” tratteggia placidi scenari bucolici risultanti dalla giustapposizione di una pluralità di elementi disorganici.

La pur coesa eterogeneità delle nove cartoline naturalistiche di “Public Flowers” è attestata infine dai cinque rimaneggiamenti contenuti in “Hybrids”, bonus-disc accluso nell’edizione del disco riservata agli abbonati dell’etichetta, che pur mantenendone le sfaccettature elettro-acustiche (il remix curato da Dollboy), ne sviluppano da un lato le componenti armoniche (i vocalizzi sulla versione di Loscil di “A Fail All Girl” la deviano verso inusitati territori dream-pop) e dall’altro quelle ambientali (i remix firmati da P.Mannaseh e Mugwood).

http://www.isan.co.uk/

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