MATT CHRISTENSEN – Grown Ups
(Self Released, 2014)
A brevissima distanza dal suo secondo disco solista “Coma Gears”, il chitarrista degli Zelienople rende disponibili nel solo formato digitale sei brani intrapresi in precedenza ma la cui faticosa lavorazione era stata sopravanzata da quella, ben più immediata, del recente album.
Quei brani sono così “cresciuti”, rimaneggiati nel corso del tempo fino alle versioni adesso licenziate, che nel loro carattere ruvido, a tratti persino spigoloso, incarnano lo sforzo creativo dell’artista. Al pari di quella contenuta in “Coma Gears”, anche qui la visione del mondo di Matt Christensen è nuovamente fosca e asfittica, espressa in dense saturazioni e modulazioni elettriche stratificate.
Non vi è tuttavia quasi mai spazio per vere e proprie liberazioni della tensione, costruita in un caleidoscopio di riverberi e accordi chitarristici stillati e affiorante con un certo impeto nella sola apertura “Both Of Us Without”; Christensen preferisce invece lavorare per progressiva sottrazione sui propri brani, fino a rifugiarsi in loop evanescenti sui quali la sua voce adagia visionarie declamazioni (“How It Feels Is Always Gone”, “Don’t You Try”) e plasma il blues narcolettico di “I Can See The Danger Rise”, ballata spettrale e comunque sua “canzone” più compiuta dal debutto “A Cradle In The Bowery” (2011).
A fronte della consolidata formula espressiva del Matt Christensen solista, “Grown Ups” attesta un momento creativo volutamente lasciato privo del crisma dell’ufficialità realizzativa, eppure quanto meno all’altezza di “Coma Gears”, del quale può costituire un’ideale complemento, lievemente più orientato alla coesistenza tra rarefazioni ambientali e frammenti armonici.