PAUSAL – Along The Mantic Spring
(Infraction, 2014)
Il duo composto da Simon Bainton e Alex Smalley torna a farsi sentire a breve distanza da “Sky Margin”, con un nuovo distillato di texture sinuose e magmatiche, dalla durata di poco superiore alla mezz’ora. Al pari del lavoro precedente, la concisione appare elemento ormai essenziale dei paesaggi ambientali di Pausal. “Along The Mantic Spring” si compone infatti di sei tracce, equamente ripartite tra pezzi strutturati e interludi di un paio di minuti, nel corso delle quali i due artisti inglesi mostrano il lato più oscuro e intricato delle loro sperimentazioni.
Tralasciando in maniera sostanziale la consistenza onirica dell’immediato predecessore, “Along The Mantic Spring” pare riallacciarsi alle torsioni di “Forms” (2012), proponendo un’alternanza tra decompresse cartoline di drone avvolgenti e cumuli di suono in progressivo addensamento, dalle semplici irregolarità di “Orthodox” ai riverberi di “Truth Symbol – False Idolatry”, fino alla sinfonia di frequenze lievemente distorte disseminate lungo il quarto d’ora della conclusiva “Trinity”. Il lavoro, tuttavia, non sconfina mai in apici di rumore, grazie all’abilità dei due artisti di omogeneizzare la montante marea chitarristica in riflessi visionari e ipnotici, ancorché meno sognanti rispetto al recente passato.
Quella di “Along The Mantic Spring” è, in fondo, semplicemente una diversa stagione della declinazione ambientale di Bainton e Smalley, che proseguono in maniera coerente un percorso di autentica comunanza espressiva, nel quale le sperimentazioni droniche si trasfigurano negli elementi di un’orchestra che con i suoi movimenti prova a catturare l’essenza di luce e aria di un’atmosfera in continua, graduale trasformazione.