TINDERSTICKS – Ypres
(Lucky Dog / City Slang, 2014)
Mentre si è ormai piuttosto abituati a veder esercitate le potenzialità atmosferico-descrittive della musica – in particolare di quella in qualche misura legata al neoclassicismo e ai linguaggi ambientali – in associazione a film, fotografie, installazioni e performance di danza, ben meno ricorrente è la pratica della sonorizzazione di un itinerario museale permanente. Desta poi una certa curiosità vedere alle prese con simile operazione non un compositore o un artista elettronico ma una band come i Tindersticks, che pure in passato è stata impegnata in colonne sonore, ma che dalla ripresa delle proprie pubblicazioni dopo un periodo di iato (“The Hungry Saw”, 2008) aveva piuttosto esercitato il suo raffinato songwriting.
Eppure proprio a loro è stata affidata la missione di fornire un accompagnamento musicale al museo dedicato al centenario prima guerra mondiale a Ypres, in Belgio, cittadina che durante quel conflitto fu punto strategico e teatro di morte e distruzione. Traendo spunto, in maniera volutamente ossimorica, dal senso di serenità evocato da alcuni luoghi della città ricostruita, Stuart Staples e Dan McKinna hanno realizzato un percorso sonoro di poco meno di un’ora, costituito da due lunghe sequenze di ingresso e commiato e da quattro più brevi stanze centrali, sotto forma di strumentali ampiamente incentrati sulle solenni timbriche degli archi.
Non c’è grandiosità, ma commossa e rispettosa solennità nei brani di “Ypres”, altamente suggestivi anche al di fuori del contesto al quale sono stati destinati. Staples e McKinna hanno lavorato con cura sulla persistenza del suono, a partire da poche note amplificate e rese persistenti, come a indurre uno stato di riflessivo raccoglimento al visitatore della mostra, com’è evidente dalle lente modulazioni dell’iniziale “Whispering Guns Parts 1, 2 And 3” (quasi tredici minuti) e per buona parte della conclusiva “The Third Battle Of Ypres” (oltre venti), unico brano a presentare un passaggio nel quale l’incedere degli archi si fa nervoso, salendo di tono epico-drammatico. Rispetto a tali due estremi, la narrazione strumentale creata dai Tindersticks assume una connotazione quasi speculare, con i due brani centrali (“La Guerre Souterraine” e “Gueules Cassées”) dominati da un’ambience sospesa e spettrale e i due intermedi (“Ananas Et Poivre” e “Sunset Glow”) ad offrire attraverso ariosi slanci melodici spunti di un pur austero romanticismo.
Stuart Staples e Dan McKinna portano così a termine il non facile compito loro affidato, senza alcun cedimento retorico ma anche senza particolare enfasi emotiva e palesando una conoscenza empatica del contesto al quale la loro musica è destinata, rispetto al quale si colloca in posizione non accessoria ma di protagonista paritaria in una narrazione emblematica e toccante anche attraverso il solo linguaggio delle note.