GROUPER – Ruins
(Kranky, 2014)
Riaffiora dall’archivio sonoro di Liz Harris una manciata di registrazioni in presa diretta realizzate nel corso di una residenza artistica di tre anni fa a Lisbona. La musa drone-folk di Portland le raccoglie in “Ruins”, lavoro che vede le sue sperimentazioni afasiche e brumose diradarsi in un ovattato contesto notturno, nel quale assurgono a protagoniste le note del pianoforte e la sua voce eterea.
La Harris non rinuncia tuttavia alla rappresentazione dell’ambiente sonoro nel quale i brani sono stati creati, ancora una volta elemento cardine della musica di Grouper e qui ben presente sotto forma della granulosità analogica delle registrazioni, che nell’intro “Made Of Metal” si riduce a silenzio percorso da frequenze irregolari, mentre nella conclusiva “Made Of Air” torna a svolgersi in undici minuti di evanescenti rifrazioni droniche.
Nel mezzo, vi è il nucleo caratterizzante “Ruins”, con il pianoforte a stillare spoglie risonanze e, più spesso, a ricamare fragili armonie sulle quali si adagia la voce serica della Harris, dai contorni mai così definiti. Le melodie delle diafane ballate “Clearings” e “Call Across Rooms” e la riflessiva magia di “Holding” non trasformano da sole il profilo di Liz Harris in quello di una “donna al piano”, né ne contraddicono la vocazione sperimentale, unendole invece con doti di interprete raffinata e sognante, che dispensa barlumi di luce diffusa oltre la nebbia.
(pubblicato su Rockerilla n. 410, ottobre 2014)