FRANCIS M. GRI – Dreamers Stories
(KrysaliSound, 2015)
Il percorso a nome proprio di Francis M. Gri è dotato di una propria precisa individualità che lo distingue in maniera netta dagli altri progetti nei quali è impegnato (quello ambientale Apart e il duo electro-dream-pop Revglow); si tratta del luogo al quale è destinata la parte più intima e riflessiva delle creazioni sonore dell’artista di origine friulana.
Dalle filigrane acustiche di “Home” (2011) alle stille pianistiche del recente “Piano Tapes” (2014), quel percorso personale ha di frequente riservato variazioni per certi versi sorprendenti, ma pur sempre collocate nell’alveo di una dimensione espressiva compunta e ricca di pathos. Non fanno eccezione le nove nuove composizioni raccolte in “Dreamers Stories”, lavoro che fin dal titolo stabilisce una connessione con “Ghost Dreamers Town” (2012), del quale prosegue l’itinerario di romanticismo cinematico, dai contorni seppiati e sognanti.
L’ambiente metropolitano costituisce, nuovamente, il contesto di ispirazione del lavoro; si tratta di un contesto al tempo stesso tangibile, rappresentato nella sua dimensione umana di solitudine e desolazione, e visionario, come luogo di sogni e narrazioni. Non appare un caso che due dei brani del lavoro, compreso quello di apertura, siano sotto il segno della lettera “K” e che lo stesso legame concettuale con “Ghost Dreamers Town” induca a considerare il nuovo album quale secondo capitolo di un’ideale trilogia , un capitolo nel quale sono condensati gran parte degli elementi costitutivi della composita personalità artistica di Gri. Sparse note acustiche e romantici abbracci sintetico-orchestrali si fondono così con naturalezza lungo il corso dei brani di “Dreamers Stories”, che mantengono fede al titolo del disco attraverso atmosfere perennemente sognanti e sospese, modulate lungo uno spettro che trova quali estremi da un lato la gentilezza neoclassica di “Souls” e la danza incantata di “The Dreams Room” e, dall’altro, le screziature ritmiche di “Forsaken” e le frequenze sature di “Transition”.
La musica di Gri sa essere, ancora una volta, serena e sottilmente inquieta, dischiudendo la dimensione personale dell’artista a un linguaggio universale, in grado di trasportare con delicatezza in un altrove popolato dagli intensi riflessi emozionali di una colonna sonora che senz’altro non si chiude sulle evanescenti note pianistico-ambientali della conclusiva “Walking Away”, commiato evocativo ma soltanto parziale di un sogno destinato a continuare.
L’ha ribloggato su KrysaliSound.