ISNAJ DUI – Dioptrics
(FBox, 2015)
I titoli dei dischi di Katie English non sono mai casuali, anzi concorrono molto spesso a descriverne l’ambiente sonoro in essi condensato. Anche nel caso di “Dioptrics”, la scienza che studia la rifrazione della luce, il titolo è quanto mai adatto ai meticolosi incastri elettro-acustici contenuti nelle nove tracce di un lavoro da collocarsi in ideale linea di continuità con “Euplexia”, pubblicato lo scorso anno.
A margine della consolidata avventura di The Sly And Unseen e delle sue tante altre collaborazioni (da Smile Down Upon Us a The Doomed Birds Of Providence, passando per Littlebow), i lavori firmati che recano la firma Isnaj Dui continua a essere racchiusa la parte più personale del composito immaginario della English, a cominciare dal ruolo di protagonista assunto dal suo inseparabile flauto.
Eppure, in coerenza con una linea evolutiva che ha portato l’artista inglese ad ampliare il proprio bagaglio strumentale e la complessità delle filigrane armoniche, quella di “Dioptrics” è una galleria di suoni e snodi compositivi tanto ricca quanto minimale nella sua resa complessiva. Si tratta della plastica sintesi del concetto richiamato dal titolo del disco, poiché infatti i nove brani di “Dioptrics” sembrano appunto il risultato di un incessante gioco di rifrazione, sotto forma di echi, risonanze e reiterati scambi tra impulsi, che generano un’energia cinetica che a propria volta produce, quasi per inerzia, il movimento successivo.
Nulla si crea e nulla si distrugge nell’universo sonoro di Katie English, che trasforma note acustiche, vibrazioni e suoni apparentemente accidentali in texture modificate, tali da coprire l’ampio spettro compreso tra armonia e rumore. Le nove miniature sonore raccolte nel lavoro spaziano così da giocosi ping-pong folk-tronici innestati su singole note di flauto o archi (“The Way They Are”, “Hoop Diving”) a gorghi di spettrale stasi sintetica (“Ancestral Paths”, “Potential Difference”). Lievi dissonanze e sinuose modulazioni scolorano le une nelle altre senza cesure nell’ambience sospesa di brani che confermano l’obliqua vocazione “orchestrale” di Isnaj Dui (“Previous Thoughts”, “Morning Chores”).
Complessità contenutistica e semplicità del risultato sono più evidenti che mai nell’infinito prisma di rimandi e rifrazioni di “Dioptrics”, lavoro che eleva le sperimentazioni di Katie English a ricami elettro-acustici tanto preziosi quanto persino accessibili.