SMILE DOWN UPON US – Smile Down Upon Us
(Where It’s At Is Where You Are, 2015)*
Per la seconda volta, una pluralità di riferimenti artistici di spettro amplissimo (musica pop, colonne sonore e pittura d’avanguardia) popola l’incontro tra Keiron Phelan (State River Widening, Phelan Sheppard, Littlebow, Silver Servants) e la cantante e musicista elettronica giapponese identificata dal solo alias moomLoo.
Ben sette anni dopo il primo episodio collaborativo realizzato sotto la denominazione Smile Down Upon Us, i due artisti hanno avuto modo di incontrarsi un paio di volte, conferendo così dimensione concreta a quello che nella precedente occasione era stato soltanto uno scambio di file a distanza. La continuità del progetto si arricchisce nel nuovo album – omonimo al pari del primo –da un lato di una evidente confidenza nella condivisione del progetto artistico, condita anche da aneddoti e dettagli “lost in translation”, dall’altro di una platea strumentale che alle già consolidate doti di polistrumentista di Phelan affianca numerosi ulteriori contributi, tra i quali quelli di alcuni suoi abituali compagni di viaggio, quali il vecchio sodale David Sheppard (Ellis Island Sound, Snow Palms, State River Widening) alle chitarre e percussioni, Katie English (Isnaj Dui, Littlebow) al violoncello e Orla Wren al flauto.
Dati gli elementi che compongono la rinnovata formazione di Smile Down Upon Us si potrebbe pensare di trovarsi in presenza di una proposta artistica spiccatamente sperimentale, invece le nove tracce dell’album presentano uno sbarazzino contenuto dal gusto pop sixties, alimentato dalla delicatezza interpretativa e dalle tastiere giocose di moomLoo, che introduce un elemento di grazia esotica a bizzarre miniature elettro-acustiche. Quella di Smile Down Upon Us risulta così una miscela equilibrata di pop e sperimentazione, declinata in un caleidoscopio mutevole di ingredienti sonori, che predilige danze oblique (“One Feathered Shoal” e “Took By Crows”) a liquide ambientazioni notturni, dai contorni quasi lounge (“Dance With The Silver”).
L’accento posto sulle ritmiche acustiche e su fragili filigrane armoniche non impedisce comunque al duo – e ai suoi collaboratori di turno – di divertirsi a introdurre di volta in volta ulteriori elementi nei propri bozzetti melodici, sotto forma delle calde cadenze etniche di “Magical Breath”, dei cori leggiadri e delle timbriche jazzy di “Dragon Song” e delle tastiere vintage di “Gusano’s Travels”.
L’ascolto del lavoro richiede grande attenzione per non perderne il bandolo della matassa, poiché lungo tutto il corso dei suoi quaranta minuti eterogeneità e ironica capacità di non prendersi troppo sul serio sono elevate a cifra espressive di una serie di vignette sonore confezionate invece con molta serietà, cura dei particolari e sensibilità melodica.
Tra sperimentazione elettro-acustica e folk-tronica, tra minimalismo e pop retro-futurista, il secondo capitolo dell’incontro artistico tra Keiron Phelan e moomLoo è una rassegna di timbri e sfumature, così come lo è di storie a tratti surreali, in una sintesi di oriente e occidente che vanta illustri precedenti recenti (ad esempio quelli che hanno visti per protagonisti i Tenniscoats) ma che in Smile Down Upon Us trova un equilibrio al tempo stesso intrigante e godibilissimo. Merito senz’altro della naturalezza dei contributi apportati da tutti gli artisti coinvolti e dell’organica elaborazione del lavoro, fuori dagli schemi eppure godibilissimo.
*disco della settimana dal 20 al 26 aprile 2015