isnaj_dui_euplexiaISNAJ DUI – Euplexia
(Rural Colours, 2014)

L’euplexia (lucipara) è quell’insetto notturno affine alla falena che d’estate è pressoché inevitabile osservare nervosamente attratto da fonti di luce. Forse in ragione della fragilità della materia della quale è formata e dell’incomprimibile tensione al movimento, entrambe sostanzialmente comuni alla sua musica, proprio a tale insetto è intitolato il nuovo lavoro sulla lunga distanza di Katie English che, dopo numerose collaborazioni, torna a sviluppare in maniera organica la propria combinazione di samples e note acustiche di flauto e dulcimer.

Le nove tracce di “Euplexia” sono frutto di un duplice processo combinato: da un lato traggono le mosse da due specifici lavori per installazioni che la English ha realizzato nel corso del 2013, dall’altro un quotidiano lavoro di cesello su suoni puntiformi e texture irregolari, che coniuga così estemporaneità e cura compositiva.

Ne risulta un’articolata tavolozza sonora, che in un certo senso rimanda alla fuggevole immediatezza degli esordi di Isnaj Dui, senza tuttavia tralasciare la recente propensione dell’artista inglese per un formato elettro-acustico più ponderato. Tale aspetto si percepisce distintamente nell’universo sospeso dell’iniziale “Fjoeg” e di “Sleep Still”, nonché nelle tremule elongazioni di loop di “Orthoclase”, nelle quale flebili soffi ambientali avvolgono un’infinità di brevi impulsi vivificanti ovvero affiorano dai movimenti narcolettici di un caleidoscopio dalle tinte aliene.

In particolare nella parte centrale dell’album sono invece le screziature ritmiche a prendere il sopravvento, disegnando arabeschi orientaleggianti in “Rolling Globe II” e sfiorando persino scheletrici accenti trip-hop nelle flebili armonie sintetiche di “Duelol”. Si tratta, insomma, di un nuovo puzzle formato da innumerevoli tessere sonore che, se segnano un parziale scostamento dalla più omogenea elettro-acustica ambientale propria ad esempio del precedente “Abstracts On Solitude”, anche in ragione della loro particolare genesi, restituiscono Katie English all’istintivo polimorfismo di una materia sonora fragile e pulsante come la falena, catturato in un ben più durevole processo di incessante trasformazione.

http://isnajdui.bandcamp.com/

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