ANNE GARNER – Lost Play
(Slowcraft, 2018)*
Assume colori pastello e delicati tratti infantili, a cominciare dalla copertina, il quinto lavoro di Anne Garner che, tre anni dopo lo splendido “Be Life”, torna a dischiudere il proprio microcosmo espressivo, fatto di atmosfere eteree, tempi dilatati e narcolettiche partiture cameristiche. Proprio su tale ultimo elemento pongono l’accento in maniera più decisa le otto canzoni di “Lost Play”, attraverso le quali l’artista inglese dichiara di ricercare appunto l’istinto vitale e il candore della infanzia, inscritti in un’aura incantata, dai contorni sofficemente sfocati.
È la stessa sognante evanescenza che ammanta le interpretazioni di Anne Garner, sospese su una fantasia di aggraziate armonie la cui decisa prevalenza acustica depotenzia altresì la pur espansa dimensione dream-pop del predecessore. Le canzoni di “Lost Play” disegnano infatti con tratti minimali i contorni di una fiaba lieve e senza tempo, al cui luminoso epilogo si perviene tuttavia dopo aver attraversato le più classiche peripezie, momenti di buio e di introspezione. Non vi è tuttavia alcunché di stucchevole nelle interpretazioni e negli aerei arrangiamenti che le sostengono, eseguiti da un piccolo ensemble formato da archi, sax, arpa (suonata da Brona McVittie) e vocalizzi impalpabili, orchestrato dalle chitarre e dagli effetti elettronici di James Murray.
Anzi, la misura applicata ad ogni soluzione e quella dello stesso opalescente registro vocale della Garner ancorano a una consapevole spontaneità l’intimismo sotteso al lavoro, sublimato in movimenti armonici dall’incedere visionario e cullante. I quaranta minuti di “Lost Play” si trasformano così in un unitario flusso di suono e di coscienza, davvero in grado di ritagliare una parentesi di sogno e di magia, proiettando in un universo di sensibilità e dolcezza, sulle ali di narcolettico incanto chamber-folk, da cogliere senza remore, con spirito autenticamente fanciullesco.
*disco della settimana dall’11 al 17 giugno 2018
music won't save you 