COVARINO/INCORVAIA – Chiodi
(Preserved Sound, 2018)
La terza tappa del percorso creativo intrapreso dal sodalizio di Francesco Covarino e Alessandro Incorvaia in corrispondenza di “Perugia” (2016), in seguito replicato in “Granada” (2017), vede espandersi ulteriormente la dimensione spaziale delle loro intersezioni tra percussioni e timbriche chitarristiche.
Spazio e tempo rappresentano infatti coordinate fondamentali delle tre tracce raccolte in “Chiodi”, due delle quali si collocano appunto a cavallo del quarto d’ora di durata, mentre la terza si ferma poco prima dei sette minuti. All’evidente aspetto temporale, consustanziale allo sviluppo libero e graduale delle improvvisazioni del duo, si associa infatti quello dell’ambiente sonoro nel quale si sono manifestate. Anzi, quell’ambiente si percepisce in “Chiodi” in maniera più pronunciata rispetto alle precedenti occasioni, sotto forma non di sole risonanze di timbriche e fremiti, bensì anche di rumori e silenzi che ne completano lo svolgimento.
Da tale interazione ha preso forma una sequenza di esili texture, le cui cadenze si ispessiscono in chiave jazzy quasi soltanto nella parte finale del primo brano, diradandosi invece in prevalenza in maniera estremamente riflessiva, in modo da enfatizzare gli spazi vuoti di dialoghi strumentali che continuano a lavorare per sottrazione sull’originaria matrice post-rock, fino quasi a raggiungere un grado zero di vibrazioni fluttuanti in uno spazio sonoro ormai non più solo estemporaneo.