HAKOBUNE – All The Other Hearts I Knew
(Rural Colours, 2012)
Il venticinquenne giapponese Takahiro Yorifuji sembra avviato a voler ripercorrere, quanto a prolificità discografica, le orme di artisti quali Will Long o Rutger Zuydervelt, che con cadenza poco più che mensile rilasciano i frutti delle loro manipolazioni ambientali. Dopo un inizio in sordina (tre dischi in quasi quattro anni), l’ultimo biennio ha visto la pubblicazione di oltre una decina di album del suo progetto Hakobune, secondo un calendario di uscite che tende a infittirsi sempre più.
Tra le sue ultime opere, merita in particolare una segnalazione “All The Other Hearts I Knew”, disco pubblicato in centocinquanta copie su cd dalla “specialista” Rural Colours e articolato in due lunghi movimenti, suddivisi in due parti ciascuno e separati da un più breve interludio di semplici loop. Come suggerito dal titolo, l’album mostra Yorifuji alle prese con le componenti più fragili ed emozionali della musica ambient-drone, qui creata a partire da contemplative iterazioni chitarristiche, finemente processate per dar luogo a un flusso ipnotico, morbido ed evanescente.
Mentre le due parti della title track delineano vaporose sinfonie, più increspate e a tratti oscure risultano quelle di “Blackland Prairie”; il risultato sonoro permane tuttavia nel complesso molto caldo e raffinato, frutto di una precisa scelta compositiva nella direzione non di sperimentazioni dissonanti ma di un romanticismo placido ma niente affatto melenso.
Per questi motivi, “All The Other Hearts I Knew” si candida tra le opere ambient-drone più lievi ed emozionali dell’anno e può ben costituire un valido punto di partenza per chi volesse addentrarsi nell’ambiziosa scoperta della musica di Hakobune.