GRAVEYARD TAPES – Our Sound Is Our Wound
(Lost Tribe Sound, 2013)
Quando si uniscono anima e mente, sentimento e sperimentazione, può nascere un album come “Our Sound Is Our Wound”. Due artisti provenienti da retroterra affini ma non sovrapponibili, accomunati nella loro espressione da una latente tensione e da un senso di incertezza, di scoramento, si sono incontrati tre anni fa nella loro Edimburgo; da questo incontro estemporaneo è gradualmente maturato un progetto di collaborazione oggi riassunto in Graveyard Tapes, duo formato da Euan McMeeken (Glacis, The Kays Lavelle, mini50 Records) e da Matthew Collings (Sketches For Albinos, nonché collaboratore di Talvihorros e Dag Rosenqvist).
Come già la denominazione prescelta e il titolo dell’album lasciano presagire, le otto tracce in esso raccolte sono frutto di una serie di inquietudini tradotte in immagini seppiate, fortemente evocative. Estremamente vario, in conseguenza delle personalità dei due artisti, è il contenuto di “Our Sound Is Our Wound”, che spazia da destrutturazioni ed evanescenze dronico-sintetiche a canzoni dominate dal pianoforte (“Bloodbridge”, “Memorials”) o pervase da vivaci slanci di ritmiche sintetiche (“Insomniac Dawn”). Se si eccettuano i pur tenebrosi languori veicolati dai feedback in bassa fedeltà di “Hunting For Statues”, tratto comune di quasi tutti i brani è una patina di desolazione poco o nulla edulcorata, che solo nelle toccanti confessioni pianistiche di McMeeken trovano requie, sotto forma di una sobria introspezione, culminante nel rassegnato romanticismo della conclusiva “Wolves”, accanto a “Bloodbridge” il pezzo più prossimo alle recenti esperienze di Glacis.
Da tale sfaccettato quadro si staglia il profilo di un disco profondamente empatico, che proprio nella sua pluralità di stili ed espressioni consegue equilibrio tra ragione e sentimento, in coerenza con i mutevoli moti di un animo inquieto.
Un commento Aggiungi il tuo